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1) introduzione
A fronte di 22 mld di utili dichiarati dall’azienda nel prossimo piano di impresa da elargire agli azionisti c’è una contrazione forte dei costi e degli occupati 
stabili nel gruppo e un tentativo di spostare le assunzioni su contratti ibridi (campo investimenti) o addirittura partite iva pure (Agents4you, sviluppo prodotti, tabacchini, ecc.).
Come ogni anno ci ripete il CEO Messina, vorremmo davvero che le persone fossero al centro del progetto del piano industriale, ma la realtà ci dice che non sarà così:
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riduzione del personale in rete con carichi di lavori insostenibili;
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pressioni commerciali scorrette da parte dei preposti e loro superiori;
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regole sulla formazione protetta e smart learning puntualmente disattese dai colleghi su stimolo dei preposti e nella “disattenzione” delle funzioni del personale;
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mancanza da anni di una ridefinizione dei ruoli e dei percorsi lavorativi con un adeguamento salariale e di inquadramento che rispecchi le responsabilità e le mansioni svolte;
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annuncio di 50 mln di ore di formazione, talmente vago che non si può neanche prendere in considerazione, senza la previsione di formazione in aula e specialistica come da anni ormai non si fa più.
La realtà ci racconta di gestori affluent, exclusive, small e imprese inseriti in ruolo con generici affiancamenti a un personale già stressato e oberato di attività.
La banca si preoccupa se camminiamo abbastanza o se mangiamo sano o di fornirci lo psicologo gratis, iniziative lodevoli ma che non intervengono dove serve realmente: ognuno di noi conosce almeno un collega che si è licenziato o che è andato in malattia dovuta alle pressioni commerciali, in ogni filiale c’è almeno un collega che fa uso di psicofarmaci perché non riesce più a sopportare il livello di stress al quale è sottoposto.
Cosa scoprirebbe a tal proposito uno studio indipendente sullo stress lavoro correlato?
(SEGUE)