TUTTI I PIATTI DELLA BILANCIA

Con gli incontri che hanno avuto luogo il 3 ed il 18 luglio (quello previsto per il 30 è saltato dall’agenda) si dovrebbe dire che la fase di rinnovo del CCNL ABI, scaduto il 31/12/2018, sia entrata nel vivo del confronto tra OO.SS. ed ABI. Il condizionale è d’obbligo per una serie di questioni che proviamo a mettere in fila.

IL PIATTO “DEL RINNOVO DEL CCNL”

Ad oggi il confronto diretto non ha prodotto nulla di utile nemmeno ai fini della dinamica negoziale, affrontando, per esempio, alcuni temi valutati come “più leggeri”.

Il primo ed unico punto – non propriamente approfondito il 18/7 ma reso più esplicito dal testo inviato successivamente da ABI – è stato quello della cosiddetta “cabina di regia” per il governo della digitalizzazione nel settore del credito. Nelle sue proposte, il testo esprime alcuni concetti-chiave che vale la pena riprendere:

  1. trattasi di un “comitato bilaterale e paritetico” la cui azione, ossia cosa e come affrontare i diversi temi, sarà obbligatoriamente condizionata alla contemporanea volontà positiva delle OOSS e di ABI. Si evidenzia come tale funzionamento sia completamente diverso da un “tavolo negoziale permanente” dove le OOSS avrebbero avuto la piena autonomia e titolarità per rivendicare ogni singolo punto anche in contrapposizione ad ABI.
  2. il ruolo del comitato è quello di “proposizione ed indirizzo per tenere aggiornato il CCNL anche arricchendosi delle esperienze raccolte dalle banche”; in effetti il documento esplicita con maggiore dettaglio che “il comitato può elaborare eventuali proposte da sottoporre alle Parti nazionali, anche per possibili adeguamenti del CCNL senza pregiudizio per eventuali intese aziendali/di Gruppo”.

L’impostazione incardina definitivamente il primato negoziale in capo alle aziende/gruppi e prevede l’eventuale successivo allineamento del CCNL senza che ciò possa in qualche misura mettere in discussione quanto trattato in sede aziendale. Se si considera che dal tema della digitalizzazione discendono “occupazione ed occupabilità delle persone, attrazione di nuove professionalità emergenti, modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, etc.” (i punti sono tratti dal testo ABI), si sancisce la piena derogabilità a 360° sui temi portanti del CCNL.

Il nodo cruciale che emerge e sul quale la FISAC deve formulare una propria posizione coerente con la visione della CGIL è: quale deve essere il significato ed il ruolo del CCNL e come questo deve essere declinato?

La domanda si carica di particolare significato alla luce di una valutazione “favorevole” recentemente espressa dal Segretario Generale della FISAC: va sottolineato che tale giudizio, espresso utilizzando la seconda persona plurale, non trova appoggio sia per l’assenza di mandato da parte del CDN sia per i termini espressi nella piattaforma rivendicativa.

Riaffermare la centralità del CCNL significa dotarlo di elementi, misure e norme che definiscano “cosa e come” affrontare la contrattazione in sede aziendale “prima che questa avvenga”.

La cabina di regia dovrebbe svolgere questo ruolo con una tempistica svincolata dai tempi di rinnovo del CCNL: è oggettivamente impensabile che, vista la velocità di trasformazione del sistema, si possa immaginare di affrontare gli effetti della digitalizzazione ogni 4/5 anni.

I PIATTI “DELLE SCELTE D’IMPRESA DEI GRUPPI BANCARI”

Le banche ad oggi hanno prodotto utili utilizzando leva finanziaria e taglio dei costi e, le semestrali di recente pubblicazione dimostrano il trend positivo (alla semestrale 2019 il Gruppo Intesa dichiara +4% sull’utile netto, +10,3% sulla redditività operative e -3,2% sui costi operativi).

Tuttavia le iniziative in corso ed i prossimi Piani Industriali prevedono ulteriori preoccupanti novità:

  • dopo il taglio (già programmato in Italia) del 20% del personale, Unicredit annuncia ulteriori 10.000 esuberi
  • il Gruppo UBI apre la procedura di trasferimento di ramo d’azienda di UBI Servizi e Servizi Scpa con ricadute nelle piazze di Bari, Bergamo, Brescia, Chieti, Cuneo, Jesi, Milano e Pesaro
  • il Gruppo Intesa prosegue con la riduzione della propria rete di filiali (oltre alle 1.100 chiusure già contemplate dal Piano di Impresa) e, dal 1/1/2020, avvia l’estensione della rete distributiva di Banca 5 (banca di prossimità del Gruppo) con l’apertura di circa 50.000 punti operativi derivanti dall’ampliamento degli esercenti convenzionati dopo l’accordo con SISALPay; l’operazione prevede la cessione di 130 dipendenti di Intesa.

Si registra, purtroppo, come tutto ciò avvenga in assenza di un confronto sul modello di banca da adottare su scala nazionale e sulle politiche di salvaguardia occupazionali e, per contro, lasciando le strutture sindacali aziendali prive di un necessario indirizzo strategico per affrontare il cambiamento in atto.

IL PIATTO “DELLE SCELTE POLITICHE DELLA FISAC”

La reazione più ardita della FISAC è stata quella di scrivere al ceo Jean Pierre Mustier una lettera che contiene un misto di preoccupazione e protesta circa l’iniziativa che il gruppo vuole mettere in campo, dimostrando, per contro, di non riuscire a vedere che l’intero settore si sta avviando verso una fortissima riduzione occupazionale, alla chiusura delle agenzie ed all’incremento sostanzioso di investimenti nell’IT con l’obiettivo a medio/breve termine di accelerare sulla digitalizzazione e sulla razionalizzazione dei processi lavorativi per procedere, quindi, a nuovi ulteriori tagli strutturali.

Al di là della giusta solidarietà da esprimere ai lavoratori:

  • cosa bisogna attendere ancora per tentare di invertire la rotta intrapresa dai players del credito i cui costi saranno completamente a carico dei lavoratori?
  • a difesa del livello occupazionale, quale saranno le soluzioni poste in essere considerando che il Fondo Esuberi – strumento cardine per la riduzione del personale – non sarà in grado di sostenere l’entità dei tagli annunciati?
  • fino a che punto assisteremo immobili alla frammentazione dei cicli produttivi del settore?

Quello di scrivere lettere sembra essere divenuto un esercizio di recente applicazione che, più che richiamare l’attenzione delle Istituzioni e dei soggetti istituzionali alla ricerca di un patto per governare una situazione inedita ed un cambiamento epocale, cerca di allontanare da sé responsabilità circa proprie scelte per altro ascrivibili ad un passato recente.

Non è passata inosservata la nota inviata dalla FISAC al Presidente della Repubblica contenente la critica circa la pericolosità della negoziazione degli NPL (crediti non più esigibili) ai quali si stanno affiancando gli UTP (inadempienze probabili) quando in tempi recenti è stato chiesto di approvare ai lavoratori un accordo aziendale – anche a firma FISAC – sulla cessione degli NPL ed il trasferimento degli stessi lavoratori alla società acquirente.

Così come non è credibile l’etichettatura di “ingiusta” attribuita alla riduzione del trattamento economico applicato all’ingresso dei lavoratori giovani e neo assunti, soprattutto se quella norma è stata pattuita nel CCNL anche da FISAC per due mandati contrattuali.

Da situazioni così complesse, non se ne esce con una lettera di denuncia (contro chi poi?) ma, prima di tutto, con un confronto interno autocritico e la definizione di una nuova strategia condivisa da tutti i livelli della nostra Organizzazione.

IL PIATTO “DELLA PARTECIPAZIONE (DAL BASSO) IN FISAC”

Le parole “confronto” e “strategia” sono tanto importanti quanto “interno” e “condivisa”.

Se in FISAC persevera l’assenza di una linea sindacale strategica complessiva, non manca invece l’applicazione di quell’idea, sostenuta dal massimo esponente dell’Organizzazione, di sigla autoreferenziale: una situazione che può solo produrre confusione tra i dirigenti sulla cui testa si scarica poi la responsabilità nel caso in cui non arrivino i risultati promessi.

Allora non può stupire che gli stessi passino ad altre sigle come accaduto in Puglia con la perdita di gran parte del quadro dirigente di ISP transitato in FABI insieme ad oltre trecento iscritti.

Oppure a Macerata dove il Segretario Provinciale è passato alla FIRST/CISL insieme a molti iscritti.

Non andrebbe mai dimenticato che le decisioni (=cosa) e le liturgie (=come) assunte nei livelli più alti della FISAC e nei gruppi non concludono il processo di vita delle scelte politiche.

Ed è assolutamente riduttivo che l’unico messaggio che il Segretario Generale lanci nelle varie assise verso le compagne e compagni a contatto con lavoratrici e lavoratori sia quello del proselitismo senza il coinvolgimento per la definizione di una linea politica che distingua la FISAC tra i lavoratori.

Le iscrizioni alla FISAC sono sempre state figlie proprio di una linea politica originale e rispondente alle richieste dei lavoratori: se questa è reputata insufficiente (o inesistente) ed i lavoratori non trovano risposte alle proprie istanze, la loro attenzione si sposta altrove, magari verso chi sia in grado di fornire benefit e servizi. Ma questa non è politica sindacale.

Quale dovrebbe essere, quindi, il senso del racconto del Segretario Generale circa le sue visite alle lavoratrici ed ai lavoratori delle agenzie, alla raccolta di deleghe e all’aver sentito dalla viva voce dei lavoratori che le RSA non si recano presso le filiali come atteso?

Dovrebbe essere forse questo lo stimolo principale per recuperare le centinaia di iscritti persi solo quest’anno? Richiamare le dichiarazioni programmatiche del Segretario Maurizio Landini sul “sindacato di strada” dimenticando i continui richiami dello stesso Landini alla necessità di un reale protagonismo delle delegate e dei delegati nelle scelte politiche dell’Organizzazione, ha il sapore di uno spot affatto convincente.

IL PIATTO “DELLE REGOLE APPLICATE IN FISAC”

Esistono inoltre ulteriori elementi che dovrebbero essere sempre presenti nell’applicazione dei principi e delle regole democratiche all’interno della nostra Organizzazione: i ruoli, l’autonomia e le responsabilità: non burocrazia ma regole grazie alle quali la Democrazia vive in quanto applicata.

A questo proposito non si può non richiamare l’iniziativa avviata dalla maggioranza dei dirigenti del direttivo della FISAC di Alleanza Assicurazioni, di ricorso alla Commissione di Garanzia della CGIL contro la decisione del segretario Nazionale di riferimento di procedere alla sottoscrizione dell’accordo di rinnovo del CCNAL senza il mandato previsto dallo Statuto e dai Regolamenti.

Il dispositivo finale emanato dalla Commissione competente indica come dirimente l’approvazione dell’accordo da parte del CDN FISAC (passaggio mai avvenuto e di cui si rimane ancora in attesa) e commina allo stesso firmatario la sanzione di biasimo scritto per avere parzialmente violato lo Statuto, i regolamenti della CGIL ed il Codice Etico.

E’ naturale chiedersi su quale base il Segretario Generale abbia sostenuto che la Commissione di Garanzia abbia dato ragione alla Segreteria Nazionale della FISAC nel comportamento adottato e, se quanto accaduto sia l’apripista di un nuovo modello partecipativo (?).

Va anche detto che il ruolo dei Coordinamenti Aziendali e di gruppo, il loro potere contrattuale ed il rispetto delle regole democratiche interne sono sempre più oggetto di discussione e di ricorsi alla “magistratura” interna all’Organizzazione, come nel caso CREVAL. Anche qui il mancato rispetto delle regole, accertato dalla Commissione di Verifica della FISAC dovrebbe costituire lo spunto per aprire un dibattito nel CDN della FISAC su questi temi con l’obiettivo di aggiornare norme e regolamenti.

IL PIATTO FINALE

Una riflessione, questa, nel suo complesso molto pesante e che richiede obbligatoriamente il recupero di quelle prassi proprie di un dibattito vero nel Direttivo Nazionale, all’apertura di una discussione che derivi dalle indicazioni politiche confederali e ricerchi le modalità di realizzazione, nel recupero della politica di mandato legittimando gli organismi previsti dalle regole.

L’arroccarsi nel proprio pensiero e senza fare i conti con la realtà, ridurre il ruolo degli organismi aziendali unicamente ad addetti al tesseramento, destinerà la FISAC al declino e ad essere ininfluente rispetto ai cambiamenti del settore.