IL DISCORSO ADATTO AD OGNI PLATEA

Il mese di maggio ha visto la conclusione delle assemblee dei dipendenti bancari per la presentazione, discussione e votazione della piattaforma rivendicativa per il rinnovo del CCNL ABI.

I contenuti della piattaforma sono stati approvati con il 99,31% dei consensi quindi quasi in forma plebiscitaria.

I contenuti della piattaforma sono stati approvati con il 99,31% dei consensi quindi quasi in forma plebiscitaria.

Si sono aperti quindi i giochi per la fase negoziale.

Una fase che non può dimenticare la crisi di una parte consistente del sistema bancario italiano con i fallimenti di Popolare dell’Etruria, Banca Marche, Carife, Carichieti, la vicenda delle banche venete nonché lo scandalo della truffa dei diamanti a prezzi gonfiati che ha visto, ad inizio 2019, l’apertura di un dossier di indagine a carico di Banco BPM, Unicredit, Intesa Sanpaolo, MPS e Banca Aletti sulle quali gravano le ipotesi di reato di truffa aggravata ed autoriciclaggio. E per finire la successiva movimentazione dei crediti deteriorati che, dopo essere rimasti bloccati a quota 199 mld di euro per due anni consecutivi (2015, 2016), sono poi scesi a 164 mld di euro nel 2017 (-17%) per toccare i 97 mld di euro nel 2018 (-41%) tuttora in corso.

Una fase che deve considerare la situazione di MPS in qualità di “permanente sorvegliata speciale”, quella di Banca Carige da molto tempo in condizioni di estrema sofferenza sino alle ultime – ma non sorprendenti – notizie che hanno portato alla ribalta Deutsche Bank: nota per i suoi 48 trilioni di euro investiti in derivati,  ha deciso  un piano di risanamento che prevede il licenziamento di 18 mila dipendenti su 97 mila (le ultime notizie indicano le riduzioni in Asia ed in Europa ma non in Italia e Germania) e lo spostamento di 74 mld di euro di crediti a rischio in una bad bank parallela da riempire di prodotti tossici ad alto rischio.

Un quadro generale che, se da una parte pone le condizioni quasi ottimali per generare sfiducia nei confronti della governance del sistema bancario, dall’altra pone in evidenza tutti i rischi di una fase negoziale del CCNL che, sin dalle prime battute, ha visto ABI descrivere il settore del credito caratterizzato dalla stagnazione della redditività, operante all’interno di uno scenario nazionale ed internazionale critico, ovviamente con stime di crescita al ribasso e, quale nota ormai ricorrente, le diversità dei modelli di business dei vari istituti da mettere in contrapposizione con il principio di universalità proprio del Contratto Nazionale. Non a caso collettivo.

Una sfiducia presente e ben manifestata anche dai lavoratori che, nel corso delle assemblee, hanno presentato forte e chiara la richiesta di aggiornamento costante, puntuale e dettagliato degli scambi che caratterizzeranno il negoziato: potremmo dire un’approvazione ampia ma con un mandato controllato.

Ciò che è emerso dall’unico incontro svoltosi sino ad oggi (8/7) non ha manifestato granché, ma si sta creando grande attesa perché dal prossimo incontro (18/7), emerga qualche dettaglio in più.

Da notare anche la mancanza di un comunicato unitario, questo a fronte della sbandierata unitarietà che si è enfatizzata all’interno delle assemblee. Ci auguriamo che questo non sia il segnale di  una diversità di interessi delle organizzazioni sindacali in merito ai vari punti della piattaforma sindacale.

Eppure forse qualcosa di importante, e di unitario data l’importanza, da segnalare in merito all’unico incontro ci sarebbe.

Infatti ad una attenta analisi, ciò che invece sorprende al primo intervento di ABI all’appuntamento negoziale è l’assenza di qualsiasi accenno ad investimenti a favore della digitalizzazione per dotare il sistema di strumenti adeguati ad affrontare la fase che ci sta davanti e, di conseguenza, aprire le porte a nuove professionalità.

Un’assenza che si pone in piena contraddizione con le dichiarazioni “del giorno prima” che denunciavano la necessità di riduzione per personale bancario per effetto della pervadente diffusione della digitalizzazione.

Una memoria (molto) breve che però ha colpito anche altrove.

Nella corretta denuncia del rischio che la vendita all’ingrosso degli NPL porta con sé in relazione alla fragilità dei debitori (famiglie, imprese e tessuto sociale in genere), non va dimenticato che proprio le Parti Sociali (FISAC CGIL compresa) hanno sottoscritto il 17/4/2018 un accordo basato sulla cessione dei crediti deteriorati da parte di Intesa Sanpaolo ad Intrum Italy SpA (ex Tersia), società nata per confluenza di parte della Direzione Recupero Crediti di ISGS (Gruppo Intesa Sanpaolo), di Intesa Sanpaolo Provis SpA e di Intesa Sanpaolo RE.O.CO. SpA: un’operazione che oltre agli NPL concertò il trasferimento di personale, competenze e strumenti.

All’evento di celebrazione dei 100 anni dell’Associazione Bancaria Italiana, il presidente Patuelli ha richiamato l’attenzione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella circa l’importanza del nuovo “pacchetto bancario” di regole europee che contiene misure che porteranno nuovi equilibri per i requisiti patrimoniali delle banche, con dosaggi di “assorbimento” più vantaggiosi per l’economia e le banche nonché, per quanto previsto , le cessioni massive di crediti deteriorati, volendo indirizzare tutta l’attenzione verso il sostegno a favore di imprese, infrastrutture, PMI e famiglie.

Anche la FISAC CGIL ha voluto sottolineare il rischio che la cessione dei crediti deteriorati porta con sé invitando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad incoraggiare la massima attenzione al governo di tale massa di valore visto che lo scopo dei soggetti che ne cureranno la gestione, sarà esclusivamente quella di ricavarne il maggior profitto.

Altra piccola dimenticanza riguarda il salario d’ingresso.

Ricordiamo che questo è presente nel CCNL perché voluto da entrambi le parti: si può tirare un sospiro di sollievo di fronte al fatto che in questa fase le sigle sindacali (tutte le sigle?) abbiano cambiato idea in proposito.

Infine, la nota uscita redatta dalla FISAC CGIL a commento del discorso di Patuelli valuta favorevolmente le parole espresse nei passaggi che richiamavo i buoni rapporti con le Parti Sociali.

Qui, più che la memoria, ha molto colpito la mancata analisi delle 18 cartelle del discorso di Patuelli in particolare nei passaggi che richiamano la chiusura degli sportelli, la riduzione del personale sostenuta dalla responsabilità dei lavoratori (di quelli che sono usciti o di quelli che sono rimasti?) e le nuove assunzioni (quali?).

Volendo parlare ad entrambe le controparti (ABI e FISAC) più che preparare discorsi adatti ad ogni platea o ascoltatore o lettore, forse verrebbe da sottolineare la cogente necessità di un progetto generale condiviso di nuovo sistema del credito visto che, ad oggi, non ce n’è alcuna traccia.

Nel comporre il proprio discorso nessuno dimentichi che, prima o poi, dai lavoratori bisognerà tornarci.