La prima cosa bella di venerdì 13 settembre 2019

Se vuoi sapere cosa ne pensa Agor@, ti chiediamo un po’ di pazienza… Dopo il post di Gabriele Romagnoli, trovi le nostre riflessioni. Buona lettura

Rubrica La Prima Cosa Bella

La prima cosa bella di venerdì 13 settembre 2019 – da Repubblica del 13 settembre 2019

La prima cosa bella di venerdì 13 settembre 2019 è il Professor Lipstick. Il suo vero nome è un altro, ma questo è diventato il suo soprannome in estate e può restarlo a lungo. Lo deve a quanto accaduto durante una conferenza internazionale. Titolo: “Industrial policy in competition law enforcement”. Il Professor Lipstick, che è in realtà italiano, ma insegna a Londra e lavorava in quel momento a Bruxelles, è un esperto di antitrust. Si è seduto al tavolo con i suoi colleghi relatori e ha notato una cosa: nel panel erano tutti uomini.


Arrivato il suo turno, prima di iniziare ha chiesto se qualcuno in sala avesse un rossetto. Ha ricevuto un Red Louboutin e se l’è passato sulle labbra, poi ha cominciato a parlare dell’Industrial policy etc. Non si è tolto il rossetto per tutta la durata dell’incontro. La voce si è sparsa. Su Twitter è stato coniato un neologismo: “manel”, ovvero panel con soli uomini.

Essendo serio, il Professor Lipstick ha voluto evitare la provocazione isolata e suggerito che d’ora in avanti, qualunque invitato a una conferenza, quando si accorga che i relatori sono tutti maschi, suggerisca una presenza femminile. E siamo certi che a una conferenza di sole donne una di loro ricambierebbe disegnandosi i baffi con il rimmel.

di GABRIELE ROMAGNOLI

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L’articolo apparso oggi 13 settembre sulla rubrica “La prima cosa bella” di Repubblica ci parla di tre cose: la consapevolezza e la scelta. L’ultima la lasciamo in fondo.

La prima cosa che il Professor Lipstick (utilizzeremo il soprannome assegnato per scelta politica e non per simpatia) mette a fuoco è l’assenza di almeno una donna al tavolo della conferenza in corso.

Questo fatto si può oggettivamente ricondurre al processo di consapevolezza: il Professor Lipstick vede e sente l’assenza di una componente umana la cui necessaria presenza è indipendente dal tema in discussione. E quindi sceglie.

Ma la sua scelta non risolve il problema perché il rossetto che decide di stendere sulla sua bocca non lo fa diventare una donna. La sua scelta va in un’altra direzione: amplifica quel vuoto.

E lo amplifica perché, alla prossima occasione, quel vuoto non esista.

Quante volte abbiamo sentito dire “ma la prossima occasione”? Oppure “ma da oggi in poi”? E detto in particolare da uomini?

Quel “ma” vorrebbe racchiudere la maturazione del processo di consapevolezza con l’impegno (degli uomini) di non creare più quel vuoto. Ma sembra non essere così.

Quel vuoto diventa ancora più grande quando agli eventi quali alle conferenze, alle tavole rotonde organizzate dalla CGIL, ossia un soggetto che delle questioni di genere ne fa un punto di discussione e lotta, la presenza femminile tra i relatori è ridotta quasi a zero.

A questo proposito non possiamo quindi che richiamare l’attenzione all’elenco dei relatori chiamati a dare il proprio contributo a Bologna il 16 settembre intorno al tavolo delle “Nuove politiche industriali”: su 16 relatori è prevista la presenza di due donne (nella sola sessione pomeridiana).

Quindi la scelta, ossia quel passo da compiere dopo la consapevolezza, non è stata fatta.

Ed allora la terza cosa di cui ci parla l’articolo di oggi è che, la strada da fare è ancora molto, molto lunga.

Le compagne ed i compagni di AGOR@