Riflessione sul settore bancario

Spunti dal recente accordo di cessione degli NPL di Intesa a Tersia

di Fabio Alfieri

Finalmente si è fatta chiarezza sul voto dei lavoratori sull’accordo di cessione degli Npl a Tersia da parte di Intesa, unitamente ai lavoratori stessi. 

Nei giorni passati erano circolate notizie giornalistiche sulla bocciatura dell’accordo da parte dei lavoratori (notizie evidentemente interessate), in attesa di comunicazioni sindacali ufficiali che tardavano ad arrivare.

Reputo estremamente positivo il fatto che l’accordo sia stato sottoposto al voto dei lavoratori, come andiamo dicendo nelle assemblee congressuali di base, raccontando il documento “Il lavoro è”.

Certo il voto non è entusiasmante e considerato il risicato margine dei sì e l’alto numero degli astenuti, il tempo intercorso tra la fine delle assemblee e l’ufficializzazione dei risultati, le “maldicenze” dei giornali, non sarebbe male bloccare in anticipo ogni dubbio e pubblicare l’elenco completo delle votazioni di ogni assemblea. Ci rafforzerebbe e toglierebbe ogni spazio a chi vorrà ledere la nostra immagine.

Il voto e l’avere dovuto accettare una nuova esternalizzazione m’inducono a delle riflessioni.

Era necessario lavorare, e l’ho più volte sostenuto, per un accordo quadro nazionale sullo smaltimento degli npl, a garanzia dei lavoratori interessati e dei nostri organismi aziendali, sapendo che la riapertura di una stagione di esternalizzazioni, dopo l’esperienza del 2012 al Monte dei Paschi di Siena, a cui era seguito un periodo di ripensamento del settore sul suo utilizzo, sarebbe stato un grave azzardo per la categoria.

Ricordo che la FISAC Mps non firmò l’accordo, contrariamente a quanto pretendeva il Segretario Generale della categoria e dove le cause promosse dai singoli interessati hanno dimostrato che quella struttura aveva ragione.

Non entro nel merito dell’accordo raggiunto in Intesa, ma se corrisponde al vero che la stragrande maggioranza dei lavoratori interessati sono portatori della clausola di rientro in caso di esternalizzazioni, è evidente che ci troveremo ancora una volta di fronte a delle cause, questa volta per avere leso dei diritti individuali.

Un settore che ha perso 50.000 posti di lavoro non ha bisogno di esternalizzazioni, foriere di ulteriore perdita occupazionale.

Ci apprestiamo al rinnovo del ccnl sapendo che è indispensabile rafforzare l’area contrattuale, ma intanto non facciamo nulla per evitare le esternalizzazioni.

Siamo tutti convinti della necessità di rivendicare una crescita salariale superiore all’inflazione e nel frattempo accettiamo di applicare il contratto complementare ai futuri assunti di Tersia, contratto che potrebbe divenire il riferimento per quel settore.

Ed infine non possiamo non ragionare sul fatto che le aziende come Tersia e Do Bank passeranno dal controllo di Banca d’Italia a quello previsto dall’art.115 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza.

Nelle aziende del settore si sono raggiunti accordi che prevedono modalità diverse di cessione degli npl e garanzie diverse per i lavoratori ed altri se ne aggiungeranno, con il rischio di dumping sulla pelle dei lavoratori.

Ci accingiamo ad affrontare il periodo peggiore per l’occupazione a causa della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica ed invece che affrontarla e contrattarla si riapre il capitolo delle esternalizzazioni! Lo ritengo profondamente sbagliato! 

Non si salva e rafforza la grande conquista dell’Area Contrattuale con le esternalizzazioni!