Cambiare si deve

di Fabio Alfieri

In varie occasioni ho espresso la necessità di un cambiamento delle politiche contrattuali della nostra organizzazione, ma questo non può avvenire senza un rinnovamento del quadro dirigente.

Occorre discontinuità.

Ci apprestiamo al rinnovo del contratto nazionale dei bancari dovendo recuperare quanto perso o non realizzato nelle ultime due tornate. Salario d’ingressoTFR, mancato aggiornamento  degli inquadramenti, controllo degli orarimodello di banca, maggiori garanzie sull’area contrattuale.

Senza entrare nel merito delle singole questioni è evidente quanto sarà difficile recuperare il terreno perso e contemporaneamente rispondere alle nuove sfide aperte.

Anche dai Gruppi, pur con notevoli differenze non ci arrivano buone notizie.

La mancata manutenzione contrattuale degli inquadramenti ha dato luogo, in deroga  al CCNL, al modello “indennitario”, che nella versione peggiore lascia completamente nelle mani dell’Azienda l’organizzazione del lavoro ed i lavoratori senza certezze sul loro percorso professionale.

Il contratto ibrido rappresenta un azzardo, che lungi dall’essere un’opportunità di miglioramento delle condizioni dei lavoratori a partita iva, rischia di diventare il contratto di riferimento del nostro settore, che va sempre più verso la vendita, riducendo il ruolo tradizionale d’intermediazione creditizia. Sempre che le aziende siano interessate ad utilizzarlo, cosa che ad oggi non pare.

Gli orari di fatto sono ben lontani da quelli contrattuali in tutti i Gruppi e lo straordinario non pagato è diventato la normalità, come lo sono le quotidiane, ormai orarie pressioni commerciali. L’accordo nazionale sulle politiche commerciali, come previsto, non ha funzionato ed ha minato la possibilità di renderlo cogente nella contrattazione aziendale; la rilevazione dello stress lavoro correlato continua ad essere considerato un tema minore, nonostante l’esperienza del questionario dell’Università La Sapienza nel territorio di Pisa. Il benessere lavorativo è diventato una chimera!

In alcune filiali si comincia a scioperare contro l’insostenibilità della vita lavorativa. 

Sarebbe ora di dare una risposta di sistema! 

Abbiamo completamente perso il controllo dell’organizzazione del lavoro ed i lavoratori, oppressi dalla nuova gerarchizzazione sono sempre meno disponibili a credere che il Sindacato possa risolvere i loro problemi in termini collettivi. 

Rischiamo una caduta verticale, come accaduto alla sinistra politica!

Non aiutano il settore ed i lavoratori la ripresa delle esternalizzazioni ed il nuovo attacco all’unità contrattuale.

È altrettanto evidente che la situazione sopra descritta non aiuta il miglioramento delle condizioni degli altri comparti.

Come possiamo rimontare?

Ripeto che si rende indispensabile cambiare “la testa” dell’organizzazione, insieme alle modalità con cui ci confrontiamo nell’organizzazione.

Dobbiamo liberare la discussione, garantire a tutti la possibilità di esprimersi liberamente, sapendo che ogni pensiero è importante e che la nostra volontà è di giungere sempre ad una sintesi unitaria, condizione per tornare egemoni tra le sigle sindacali e capaci di anticipare il cambiamento. Così è stato quando abbiamo realizzato grandi accordi come l’Area Contrattuale ed il Fondo Esuberi.

Occorre superare la logica del capo.

Occorre evitare la logica del “o con me o contro di me”.

Non ci serve l’unità di facciata supportata da documenti generici!

Occorre il coinvolgimento dell’intero gruppo dirigente. Il 19 c.m. si è svolto un incontro unitario sul rinnovo del CCNL banche: quali posizioni abbiamo rappresentato alle altre sigle? Avremmo dovuto presentarci in questo contesto forti della posizione condivisa da tutta l’organizzazione, non con una sintesi fatta in assenza di percorsi democratici.

Occorre ridare al direttivo quel ruolo centrale previsto dallo Statuto.

Occorre tornare tra i lavoratori e dare ruolo alle RSA ed ai comprensori che sono quotidianamente a contatto dei lavoratori. La razionalizzazione degli organismi prevista dalla conferenza di organizzazione deve produrre i risparmi economici e cedolari da destinare a quelle strutture. Il  rinnovo dell’accordo sulle libertà sindacali deve essere l’occasione per dare il supporto contrattuale a tale progetto.

Dobbiamo ritrovare unità, garantire il libero pensiero, rinnovare il quadro dirigente, tornare ai lavoratori per i motivi che ho elencato e perché lo impone il cambiamento in corso del settore.

Come difendiamo i lavoratori dalla digitalizzazione? Il problema occupazionale è tornato drammaticamente attuale. Come riuscire ad affrontare temi come la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario o quello di un nuovo modello formativo dei lavoratori, se non saremo capaci di cambiare noi stessi? 

Anche per tutto questo confermo che al Congresso mi presenterò per la carica di Segretario Generale, sapendo quanto sia importante che in questo delicato momento quella carica sia ricoperta da un dirigente della FISAC.