L’inevitabile sguardo verso il futuro

Non vi sono – e né vi potrebbero essere – dubbi sul fatto che le trasformazioni in atto della società e del mondo del lavoro, accelerate dall’epidemia da COVID-19, debbano essere tematiche al centro dell’analisi politica della CGIL e della FISAC nelle specificità che caratterizzano quest’ultima.

Una lettura, per quanto ci riguarda, che non deve mai prescindere da quella visione confederale che ci obbliga ad allargare lo sguardo per legare vicende, fatti, persone e dar vita ad una sintesi e ad un’azione politica conseguente che deve sempre trovare le proprie origini “dal basso”, lì dove le questioni nascono, esistono e producono i loro effetti.

Ai nuovi elementi che hanno prodotto questo scenario inedito ne vanno sicuramente aggiunti altri che, nella nostra categoria, sono presenti da anni e che, ad oggi, non hanno ancora trovato risposta.

Il settore bancario nel corso del tempo – e con una forte accelerazione negli ultimi anni – ha visto la realizzazione di grandi fusioni con effetti diretti sia nei confronti dei clienti (individui e imprese) sia verso i lavoratori (dipendenti e indotto). Un processo in itinere che quindi non ha ancora manifestato tutti i propri effetti, ma alcuni dei quali appaiono già netti e riscontrabili: riduzione del costo del lavoro per effetto delle pesanti riorganizzazioni ed esternalizzazioni di attività nelle fasi post fusione e centralizzazione delle decisioni.

Il profilo verticistico di questo schema organizzativo è stato troppo spesso mutuato anche dal sindacato per organizzare le proprie strutture di rappresentanza arrivando a definire una gestione centralizzata della contrattazione: una scelta che ha decisamente indebolito il potenziale contrattuale della FISAC per effetto dello scarto che si è venuto a creare tra livello negoziale e le RSA e, di conseguenza, indebolendo la pratica della democrazia interna.

Anche la scelta di trattare singoli punti con specifiche intese ha messo in mano alla controparte un enorme vantaggio a scapito di una visione generale.

Per di più, nel momento in cui tali tematiche sono state poste in discussione in modo unilaterale dalle aziende ed il sindacato si è limitato a gestirne le modalità attuative o minimizzare i costi sociali, si è deciso l’abbandono della contrattazione dell’organizzazione del lavoro mentre i lavoratori sono stati lasciati in balia della totale discrezionalità delle gerarchie aziendali.

Occorre quindi riprendere il filo che lega i contenuti del CCNL e gli spazi di contrattazione di secondo livello in una visione unificante e confederale delle diverse esigenze ed istanze.

A questo titolo occorre ripensare alle linee di indirizzo per le materie relative al welfare integrativo in termini di prestazioni sanitarie alla luce della grande necessità di potenziamento di quello pubblico nonché di tutta la parte di risorse destinate ai sistemi di incentivazione economica per il raggiungimento degli obiettivi assegnati dai gruppi e dalle aziende tramite i budget.

Tematiche come le pressioni commerciali – il cui primo testo di accordo risale al 2017 – oppure dello stress da lavoro correlato, rappresentano punti noti già molto prima della pandemia – e da questa accentuati – ma quanto messo in campo è da ritenersi del tutto insufficiente anche pensando ad alcune specificità come i produttori assicurativi per i quali una parte significativa del salario dipende dal realizzazione degli obiettivi di vendita assegnati ormai al limite dell’irraggiungibile.

L’immenso e ineludibile tema delle questioni di genere richiede una svolta decisa nell’approccio con nuove elaborazioni e proposte che partano dallo straordinario lavoro prodotto dalle compagne del Coordinamento Donne.

L’aumento degli investimenti da parte dei gruppi bancari e assicurativi nella diffusione sempre più spinta della digitalizzazione, la stipula di nuovi accordi commerciali tra gruppi bancari e nuovi soggetti come Amazon, l’apparire sulla scena del sistema del credito di nuove imprese controllate da multinazionali che si presentano con un catalogo che arricchisce i servizi informatici tradizionali con altre attività – ora gestite all’interno della banche – ridisegnate su processi digitalizzati creano le condizioni ideali per quei processi di esternalizzazione di cui tanto abbiamo parlato: situazioni sino a ieri ipotizzate ed ora divenute realtà.

Un tema, quello della digitalizzazione, liquidato nel rinnovo del CCNL ABI con la formula della cabina di regia che, vista dalla prospettiva della FISAC, ad oggi non si è mai attrezzata per formulare proposte utili alla contrattazione di anticipo, ma è rimasta una struttura (in più) sulla carta.

Il lavoro straordinario erogato e non retribuito già prima dell’epidemia si è trasformato in un fenomeno nemmeno più registrabile in quanto ora effettuato dai lavoratori in smart working che non timbrano più il cartellino in entrata ed in uscita.

La necessità di forti investimenti nella formazione per la riqualificazione del personale rispetto ai nuovi strumenti ed ai nuovi schemi dell’organizzazione del lavoro deve ridiventare elemento di massima attenzione e, quindi, elemento negoziale reale.

La relazione con le lavoratrici ed i lavoratori deve passare necessariamente attraverso una revisione dell’accordo sulle agibilità sindacali.

Tra i fatti nuovi registrati nel periodo del lockdown possiamo annoverare la conferma dell’ipotesi di rinnovo del CCNL ABI con la sospensione delle assemblee dei lavoratori e la firma dei protocolli inerenti le misure di prevenzione, contrasto e contenimento della diffusione del virus Covid-19 per garantire l’erogazione dei servizi del settore firmati rispettivamente il 17/3, 28/4 e 12/5.

Accordi di importanza fondamentale tutti collegati da un unico filo rosso: tutte scelte effettuate in solitudine da parte del Segretario Generale della FISAC CGIL che hanno prodotto, come conseguenza, sia la sospensione delle pratiche democratiche di tutti i livelli della nostra sigla sia un peggioramento nei contenuti di tutela dei lavoratori sia bancari che assicurativi rispetto ai protocolli confederali. Così come non va dimenticato che, proprio nella fase finale del confronto con ABI dedicato alla firma di quei Protocolli, si è consumato uno strappo importante all’interno della Segreteria Nazionale che sino a quel momento aveva manifestato una piena unità di intenti con il Segretario Generale.

Ma, a proposito di solitudine, a quella ormai endemica delle lavoratrici del settore dell’appalto assicurativo, va data una risposta che non può limitarsi – anche se non può mancare – ad una solidarietà di tipo formale.

Tutto il settore del brokeraggio assicurativo richiede un necessario e non più rimandabile intervento di ristrutturazione organizzativa e le tematiche che lo caratterizzano ricomprese all’interno di una visione generale della FISAC.

In molte occasioni abbiamo espresso la necessità di un cambiamento delle politiche contrattuali della nostra organizzazione anche attraverso il rinnovamento del quadro dirigente.

Occorre favorire la discussione e garantire a tutti la possibilità di esprimersi liberamente, sapendo che ogni pensiero è importante e che la nostra volontà è di giungere sempre ad una sintesi unitaria, condizione per tornare egemoni tra le sigle sindacali superando definitivamente la stagione di rincorsa di politiche ed impostazioni esterne alla CGIL ma capaci invece di anticipare il cambiamento. Occorre discontinuità nel riprendere il controllo dell’organizzazione del lavoro producendo proposte concrete riconoscibili dai lavoratori e non documenti generici funzionali a dichiarare una nostra unità di facciata.

Occorre il coinvolgimento dell’intero gruppo dirigente ridando al Comitato Direttivo quel ruolo centrale previsto dallo Statuto e soprattutto ritornare tra i lavoratori riconoscendo e potenziando il protagonismo delle RSA e dei comprensori che sono quotidianamente a contatto con loro. Per questo motivo le pratiche interne che definiscono le risorse a sostegno dell’attività sindacale delle RSA e dei territori devono passare attraverso un processo trasparente e condiviso.

Occorre un programma incardinato su queste tematiche non più rinviabili e rispetto al quale chiediamo a TUTTE le compagne e TUTTI i compagni di aprire una discussione per arrivare a sintesi verso un NUOVO PERCORSO unitario e condiviso dove ognuno possa riconoscersi e riconoscere le compagne e compagni di viaggio.