BNL, VERTI, GKN – DESTRUTTURARE, FRAMMENTARE, CHIUDERE: IL LAVORO SOTTO ATTACCO

Le recenti vertenze BNL e Verti, l’una nel settore bancario e l’altra nel settore assicurativo, dimostrano in modo evidente quanto l’attacco generale al mondo del lavoro stia diventando forte e devastante nella nostra categoria, molto oltre a quanto già in essere. 

Da troppo tempo assistiamo ad esuberi, esternalizzazioni e chiusure di agenzie e sedi (non ne è immune neanche il settore assicurativo, basti pensare a quello che sta accadendo in Alleanza) che stanno frammentando le filiere produttive della nostra categoria, riducendo gli addetti, lasciando interi territori senza sportelli, troppo spesso solo per creare maggiore profitto ed utile per gli azionisti. Alcune di queste manovre vengono addirittura praticate in assenza di un piano industriale.

Vi è infatti un filo rosso che lega queste vicende, che ci coinvolgono in prima persona, a quelle che interessano aziende di altre categorie, perché entrambe – pur partendo naturalmente da contesti diversi – cercano di arrivare al medesimo obiettivo: quello di destrutturare e frammentare il lavoro per massimizzare i profitti.

La pandemia poteva essere l’occasione per declinare in modo diverso anche i paradigmi che regolano il rapporto tra le parti sociali, rafforzando le tutele e i diritti di chi lavora come premessa fondamentale per uscire tutti, meglio e più velocemente, dalla crisi economica già in corso.

E invece, dopo aver già scaricato questa crisi globale post-2008 sui lavoratori, con forsennate politiche di ristrutturazioni selvagge e senza regole, adesso l’enfatizzazione dell’emergenza sanitaria in atto viene strumentalizzata dalle associazioni datoriali per condurre questo attacco ulteriore al lavoro, che – almeno in Italia – non ha precedenti, per vastità e profondità.

Da questo punto di vista la vicenda della GKN, azienda metalmeccanica di Campi Bisenzio, è emblematica.

Occorre tornare alla revoca del blocco dei licenziamenti – blocco che era stato disposto dal Governo Conte per fronteggiare le ricadute della pandemia – a far tempo dal 1° luglio 2021.  Per cercare di neutralizzare gli effetti di tale revoca, le parti sociali – coordinate dal Governo Draghi – arrivarono in extremis alla firma di una semplice “presa d’atto” che, priva di alcun effetto cogente, produsse dai giorni immediatamente successivi una raffica di licenziamenti in molte aziende italiane. Tra queste appunto la GKN che, per la tenacia dei suoi lavoratori da subito in stato di mobilitazione, assurse a lotta simbolo per tutte le categorie e in tutto il Paese.

Una semplice “presa d’atto” che, peraltro, non solo non è mai stata successivamente sottoposta al giudizio dei lavoratori interessati, ma è stata ed è tuttora rivendicata come “uno strumento utile” dal gruppo dirigente della CGIL, nonostante appunto la sua manifesta inesigibilità nei fatti.

È di questi giorni la notizia che, dopo una breve sospensiva conseguente ad una sentenza per comportamento antisindacale, la proprietà della GKN si prepara a riaprire le procedure di licenziamento degli operai, riavvolgendo il nastro della vertenza al 1° luglio.

Tutto vanificato, tutto da rifare: le proteste sviluppatesi in mille rivoli in tutto il Paese e che hanno coinvolto altre aziende manifatturiere, il ricorso al tribunale che aveva interrotto le procedure di licenziamento in GKN, la proposta di legge elaborata dal collettivo di fabbrica GKN con il supporto di giuristi per impedire il fenomeno delle delocalizzazioni.

Le proteste sono state silenziate, il ricorso seppur vittorioso ha già cessato di produrre i suoi effetti e la legge giace inerte in qualche cassetto del Parlamento, dato che il Governo Draghi – espressione dei poteri forti e ovviamente più sensibile alle istanze dei datori di lavoro che a quelle dei lavoratori – non ha alcuna intenzione di metterla al centro dell’agenda politica…anzi, le recenti scelte di politica di bilancio premiano le fasce più benestanti del Paese, a discapito di quelle più povere.

Una vera e propria lotta di classe, ma al contrario.

E BNL e Verti? Se in GKN, e in altre aziende manifatturiere, gli strumenti utilizzati per espellere i lavoratori dal processo produttivo sono le delocalizzazioni, protette peraltro dalla legislazione europea, in BNL e Verti questi strumenti sono le esternalizzazioni, per le quali le contrattazioni di categoria si sono rivelate deboli.

Ma l’obiettivo e gli effetti rimangono gli stessi: espellere appunto lavoratori, per ridurre i costi e massimizzare i profitti, in nome della logica neoliberista di far pagare sempre e comunque questi processi di ristrutturazione ai lavoratori. Una logica assolutamente trasversale e che vale per tutte le categorie: compresa la nostra, evidentemente.

Nel caso di BNL e Verti, poi, le esternalizzazioni sono un formidabile attacco anche alla conquista forse più importante della nostra contrattazione di settore: quella dell’Area Contrattuale, per la cui tenuta nel corso degli ultimi rinnovi i lavoratori hanno accettato anche un contenimento delle richieste salariali.

Ancora più grave poi che le esternalizzazioni in Verti intervengano nel pieno del rinnovo del Contratto Nazionale di categoria, e questo dà ulteriormente la cifra dello spregio in cui ANIA tiene in considerazione i lavoratori del settore!

Le compagne e i compagni di Agor@, sensibilità Fisac Cgil, esprimono tutta la loro vicinanza e solidarietà quindi non solo ai lavoratori BNL e Verti sotto attacco, ma anche ai lavoratori GKN ed a quelli di tutte le altre aziende di tutte le categorie che sono finite nell’unico calderone del più grave attacco neoliberista al mondo generale del lavoro dal dopoguerra ad oggi, oltretutto in costanza di una pandemia tutt’altro che superata.

La CGIL batta un colpo in direzione dello sciopero generale!