Appalto assicurativo – figlio di un dio minore

 

In questo approfondimento vogliamo porre l’attenzione su una categoria che spesso non viene ricordata e su cui si fanno pochi interventi per cercare di migliorarne le condizioni di lavoro: l’appalto assicurativo.

Questo è un settore che non ha conosciuto perdite di profitto e chiusure dettate dalla pandemia: vero.

Vogliamo partire da quella più scandalosa? Lo SNA ha firmato un contratto pirata con un sindacato di comodo che ha prodotto l’aggravamento delle condizioni di lavoro già non ottimali: decurtazione di stipendio e orari di lavoro massacranti. Gli anni passati da questo evento spartiacque sono ormai tanti, troppi; quel contratto è uno dei tanti che sopravvive senza problemi in quella giungla e che può trovare soluzione in un contesto normativo in cui la rappresentanza è un qualcosa di certo perché misurabile. E qui entra in gioco la forza della nostra categoria e la volontà e la pervicacia con cui si insiste a livello confederale perché l’agenda del Segretario Generale della CGIL veda questo come tema che si lega agli altri con pari dignità e giustificazione logica derivante dal legame stretto tra salario minimo e riferimento ai contratti nazionali.

Ha conosciuto per contro condizioni di lavoro che sono andate peggiorando negli anni.

E inoltre: impossibilità di poter verificare la correttezza del premio di produzione dato che la maggior parte delle agenzie sono SRL, pertanto occorre fidarsi del “capo”.

Vogliamo parlare anche della polizza sanitaria? Oltre che prevedere poche coperture e massimali troppo bassi, copre solamente il dipendente: nulla per figli, conviventi, coniugi!  In categoria il welfare aziendale sta prendendo sempre più piede invece a questi lavoratori non assicuriamo neanche “il minimo sindacale”.

Durante il lockdown si è “sperimentata” la cassa integrazione ma con “l’invito” di continuare comunque l’attività lavorativa esponendo così le lavoratrici e i lavoratori a un rischio per la salute molto alto.

A questo si è sommato anche la gestione dello Smart Working in maniera arbitraria e senza controllo dato che non è stato steso alcun protocollo.

Arriviamo ora al capitolo RSA e agibilità sindacale: la vita delle RSA dell’appalto non è per nulla semplice.

Agenzie piccole e disseminate sul territorio da gestire con le poche ore messe a disposizione, ambienti di lavoro dove l’agente spesso è presente in agenzia, pertanto diventa difficile per l’RSA poter interagire con le lavoratrici e i lavoratori.

Ma le RSA sono esse stesse alle dipendenze di agenti che non si fanno scrupoli a mettere in pratica tutto ciò che possono per far terra bruciata ai dirigenti sindacali: contestazioni disciplinari per i motivi più disparati, vessazioni fino ad arrivare al licenziamento.

Tante, troppe sono ormai le RSA che subiscono questo trattamento da parte del datore di lavoro e tutto questo nel silenzio più assordante della categoria.

A fronte di tutto questo, noto a quei pochi territori “privilegiati” dalla presenza di dirigenti sindacali propri del settore, occorrerebbe rafforzare un livello di supporto nei confronti di quei territori che, per converso, continuano ad avere un bacino di lavoratori e lavoratrici iscritti, grande o piccolo che sia, ma che trovano sempre più difficoltà nel supportarli, e difenderli quando necessario, purtroppo in virtù della scarsa possibilità e dalle evidenti difficoltà di rappresentarli. Proviamo a pensare ad un rafforzamento che dovrebbe superare la logica dei coordinamenti regionali, sulla scorta di esperienze quali quella della FISAC CGIL Lombardia (ci riferiamo al “pool appalto assicurativo”) che avrebbe senso, questa sì, vederla strutturata e organizzata come “unicum” per tutto il territorio nazionale e di conseguenza posta in carico alla FISAC nazionale.

Per concludere questa breve nota, pensiamo che un programma di reale cambiamento in categoria passi anche dal rovesciamento della piramide dell’azione politica: pensare e ad agire prioritariamente per chi nel nostro settore è senza mezzi termini ai margini se non fuori da un perimetro di diritti e tutele che molti di noi danno per scontato. E l’appalto non può essere un tema con cui in un percorso congressuale imbellettiamo i nostri ragionamenti e ravviviamo l’anima ipocritamente con una spruzzata di confederalità. Noi ci siamo, e non vorremmo essere lasciati in compagnia di quei pochi altri che credono che molto di più in questo ambito si possa fare.

All’atto pratico riteniamo che il dipanarsi della trattativa avviata per il rinnovo del ccnl ANAPA Rete ImpresAgenzia, per quanto sostenuto in questo nostro contributo, sia una prova d’appello e di coraggio al tempo stesso.