A proposito di pressioni commerciali – il punto di vista di Agor@

Con questo documento intendiamo riportare alcune nostre considerazioni su uno dei maggiori problemi che vivono le lavoratrici e i lavoratori del settore del credito: pressioni commerciali e conseguente peggioramento del clima aziendale.

L’accordo sulle politiche commerciali risale al l’8 febbraio 2017: sono passati gli anni, a breve apriremo la fase del rinnovo del CCNL ABI   e il problema dei problemi non solo non ha trovato soluzione, ma si è pesantemente accentuato.

L’accordo, che ora è parte integrante del CCNL, ha manifestato i propri limiti e la propria inadeguatezza nel far fronte a quelle politiche commerciali sempre più aggressive e senza regole. Nonostante contenga principi condivisibili, l’accordo rimane ignorato nella sostanza: il malessere denunciato continua ad essere in costante crescita ed è dovuto principalmente, se non esclusivamente, alle continue ed esasperate richieste per il raggiungimento di obiettivi.

Sempre più spesso quanto previsto nell’accordo nazionale relativamente alla definizione delle politiche commerciali viene disatteso.

I budget assegnati non sono compatibili con le strategie di medio e lungo periodo volte alla fidelizzazione e allo sviluppo della clientela, gli obiettivi con traguardi settimanali se non giornalieri non tengono conto della composizione dei portafogli, delle peculiarità di mercato in cui operano le diverse imprese bancarie e assicurative né tanto meno delle relative aree di sviluppo e della situazione economica reale del paese. I vari gruppi negano il problema e rivendicano la firma dei protocolli, l’adozione dei codici etici, l’applicazione di normative stringenti quali MIFID 2 e ISDD che stabiliscono tutta una serie di regole “nell’interesse del cliente” ma non fanno altro che spostare la responsabilità dall’azienda al lavoratore.

L’introduzione di budget individuali, da respingere al mittente, appare in netto contrasto con l’obbligo da CCNL ad una prestazione intensa e non a cottimo.

L’accordo sulle politiche commerciali del 2017 prevede che in ogni azienda venga istituita una commissione paritetica tesa a garantire l’applicazione dell’accordo stesso e a trovare soluzione alle problematiche che le lavoratrici e i lavoratori dovrebbero denunciare alla commissione stessa. Purtroppo, il ruolo di queste commissioni non ha consentito di arginare o modificare i comportamenti scorretti denunciati per la difficoltà ad inquadrare tali comportamenti all’interno di regole e principi non enunciati esplicitamente.

È necessario e urgente che, col rinnovo del prossimo CCNL ABI, si riesca ad apportare correttivi utili ad arginare definitivamente queste pratiche lesive della nostra dignità, e che compromettono la nostra salute fisica e psicologica.

Non si tratta solo di buon senso, o della mera ricerca di un clima migliore sul posto di lavoro per favorire convivenza e produttività virtuosa: si tratta anche di rispettare le leggi. Sempre più ci rendiamo conto che le aziende bancarie, nella loro vorticosa rincorsa degli obiettivi a qualunque costo, stanno rendendo la vita dei propri dipendenti un vero e proprio inferno: l’esposizione prolungata a pesanti e irrisolvibili stress lavoro correlati determina inesorabilmente non solo l’insorgenza di ansia e senso di inadeguatezza, ma causa sempre più spesso crolli psicologici devastanti (burnout, depressione, al peggio persino tendenze suicide) e agevola tantissimo l’insorgenza di patologie anche gravi. Sia chiaro che i datori di lavoro sono obbligati dalle leggi italiane (il riferimento è sempre il Testo Unico Salute e Sicurezza) a tutelare la salute psicofisica dei lavoratori, e pertanto devono iniziare a trattare questo tragico e diffusissimo problema come un vero e proprio Fattore di Rischio da tenere sotto controllo, e ridurre al minimo possibile, tramite opportuni interventi sull’organizzazione del lavoro e sulla catena di comando, che deve adeguarsi a far passare le indicazioni lavorative in modo rispettoso della dignità delle persone e del loro equilibrio.

La proposta da cui partire è quella di inserire una reale previsione sanzionatoria nei confronti di chi si rende responsabile del mancato rispetto delle norme previste nell’Accordo Nazionale ed in quelle inserite nei vari accordi aziendali o di gruppo.

Oltre all’inserimento di quanto appena delineatoalla limitazione/regolamentazione di sistemi incentivanti discrezionali legati al raggiungimento di budget a breve termine, sarà necessario includere una declaratoria chiara e stringente rispetto alle modalità con le quali le aziende stabiliscono e monitorano i propri obiettivi.

In poche parole:

BASTA con i messaggi WhatsApp!

BASTA con il continuo monitoraggio tramite mail e il tambureggiante ricorso a riunioni a distanza per rinforzare la pressione!

BASTA con le telefonate velatamente minacciose!

BASTA con le richieste di dati previsionali!

Una volta istituito un sistema sanzionatorio esigibile e non a discrezione aziendale, sarà possibile combattere concretamente le pratiche di pressione diffuse ovunque nei nostri settori, salvaguardando la salute dei lavoratori e delle lavoratrici e al contempo tutelare il risparmio privato.

Ma un buon contratto sarà possibile solo con il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori di tutta la categoria. Dobbiamo dare voce a chi costantemente denuncia il deterioramento del clima aziendale iniziando a costruire il percorso per una mobilitazione della categoria.

Torneremo a breve sull’argomento, anche e soprattutto alla luce di quanto esposto dai Segretari Nazionali di Categoria nelle audizioni parlamentari che li hanno visti coinvolti sul tema ad inizio di questa settimana.