Riflessioni sul settore assicurativo

di Fabio Alfieri

Anche il settore assicurativo è soggetto ormai dal 2013 all’utilizzo del fondo di sostegno al reddito. Nel settore ANIA questo ha comportato una riduzione di personale decisamente più limitata, ma ha consentito alle grosse compagnie, come Allianz, Generali, Unipol di affrontare piani di ristrutturazione con relativa serenità. Purtroppo, anche nel settore assicurativo, oltre alle assunzioni di alte professionalità necessarie per il funzionamento delle aziende, il personale uscito o non è stato sostituito, o è stato sostituito da personale meno qualificato e meno pagato, messo a sostenere gli stessi obiettivi lavorativi. Basti pensare all’utilizzo rilevante che viene fatto dei call center e delle parti meno professionalizzate del contratto per far fronte a incarichi che prima venivano eseguiti da lavoratori inquadrati in parte prima dal 4 livello in su.

Inoltre, alcune lavorazioni, sia call center, sia back office, ma anche servizi connessi alle assicurazioni vengono esternalizzati a società terze, o affidate a ditte in appalto che appartengono ad altri settori merceologici, quando addirittura non collocate all’estero o quando -in un’ipotesi ancora peggiore- non si pensa di sostituire l’intermediazione umana con un software! Tutto questo a fronte di un CCNL che prevede degli obblighi contrattuali per le lavoratrici e i lavoratori che eseguono delle attività assicurative. 

Digitalizzazione e smart working, saranno le sfide che affronteremo a breve e per le quali dobbiamo acquisire competenze, organizzare una contrattazione e un diverso atteggiamento sindacale.

L’organizzazione si deve impegnare per rafforzare l’area contrattuale per non consentire più la fuga dal perimetro di lavorazioni o parti di aziende, ma anzi pretendere con un’attenta e costante sorveglianza il rientro di quanto fino ad ora uscito. Tutto ciò per evitare di trovarsi con un contratto svuotato di addetti. É inoltre importante mantenere alta l’attenzione sui contenuti del CCNL ANIA. L’ultimo rinnovo ha visto una percentuale di approvazione veramente preoccupante (poco più del 65%), a dimostrare che non abbiamo saputo cogliere le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori: quelli che noi abbiamo ritenuto essere privilegi da cui era il tempo di separarsi, erano in realtà ritenuti da chi ne usufruiva questioni rilevanti e di principio in un settore che vede la crisi dal suo punto di vista anticiclico. Il recupero salariale, per un settore che è passato da -3,7 mld di euro di perdita del 2011 ad un + 6 mld di euro di utile del 2017, poteva e doveva essere molto più sostanzioso, invece non basta a coprire l’aumento del costo della vita. Il costo del lavoro del settore in Italia è uno dei più bassi, ed un recupero era dovuto ai lavoratori che hanno contribuito a tenere in utile il comparto, nonostante il periodo avverso per tutti gli altri settori.

Argomento abbastanza difficile da affrontare è il welfare aziendale: nasce proprio in questo settore il welfare integrativo con le varie polizze sanitarie, e sarebbe strano pensare ad una sua riduzione per chi ne ha usufruito da sempre. Altra cosa è spostare fette di retribuzione su un sistema di benefit, come il welfare di uso corrente, che impoveriscono il welfare pubblico deprivandolo delle risorse fiscali da questo derivanti, a beneficio di palestre, corsi di lingue, o qualsiasi altra mercificazione di servizi che chiunque potrebbe acquistare in modo più libero con l’erogazione di premi in busta paga, come si faceva fino a qualche anno fa. E solo su questo ci sarebbe da aprire un lungo inciso sulla posizione che la Cgil dovrebbe adottare per mantenere la coerenza.

Abbiamo detto che il settore ha fatto 6 mld di utile nel 2017, ma le ricadute sul sociale di questo utile si sono viste in modo marginale. Proprio da chi, per sua politica, dovrebbe nel momento del bisogno offrire garanzie di sopravvivenza al tessuto circostante, poco è stato fatto. Va chiesto alle compagnie più solide un impegno di grande portata a rilanciare lo sviluppo e la ricerca sul territorio, ad investire sulle start-up, sugli incubatori, per poi portare al tessuto industriale delle innovazioni, garantendo che questi progetti abbiano le ali per volare, e quindi assicurando anche le idee.

Voglio inserire in questo scritto quello che è un argomento di portata trasversale ovvero la democrazia e le regole dell’agire sindacale, lo faccio prendendo spunto dalla recente sigla del contratto CCNAL Alleanza (compagnia del Gruppo Generali che non rientra nel contratto Ania). 

La conferenza di Organizzazione nel 2015 ha ridefinito il ruolo dei territori e delle RSA, ridandogli centralità. Noi nel nostro agire, in questo settore ma anche negli altri, abbiamo continuato a non ascoltare la voce di chi sta nelle Aziende, e a firmare i contratti idealizzandoli con grandi proclami a prescindere dalle linee definite dai mandati assembleari. La Segreteria Nazionale, contro il parere dell’Organismo Direttivo di Alleanza, il Coordinamento, ha firmato il CCNAL, dimostrando in questo modo di non considerare il parere di Rsa e Coordinamenti di Gruppo -chi i lavoratori li vede quotidianamente e li rappresenta veramente- che si sono pronunciati a grande maggioranza contrari. La Segreteria ha agito quindi un mandato che non aveva ricevuto e che non gli competeva, ha esautorato l’unico organismo deputato a decidere secondo il nostro statuto: il Direttivo di Alleanza. Non è con l’imperio dall’alto che abbiamo costruito la Cgil. Dovremmo, anzi, preoccuparci di stare vicino ai lavoratori e recuperare la loro fiducia verso il sindacato.

E ora l’Appalto Assicurativo. Dalle vicende degli ultimi anni che hanno visto il propagarsi nel settore dell’Appalto Assicurativo del contratto pirata firmato da SNA -con dei sindacati non rappresentativi del settore- dobbiamo cogliere il mandato implicito: la Cgil tutta, la Fisac per quanto ci compete, deve intraprendere una battaglia contro i contratti “pirata” firmati da associazioni non rappresentative. Dobbiamo pensare ad un’estensione a tutti i settori dell’accordo sulla rappresentanza del 2014, ma anche ad un suo ampliamento. I sindacati che firmano i contratti devono essere pesati, così come i voti delle platee a cui si applicano i contratti devono essere misurabili e tutte le lavoratrici e i lavoratori -in questo settore come negli altri che rappresentiamo- devono potersi esprimere sul contratto che avranno con un referendum.

In questo percorso ci aiuta l’attivismo dell’INPS e la recente dichiarazione del Presidente del CNEL, Treu, sulla volontà di fare pulizia dei contratti plurimi nello stesso settore, e in questo percorso dobbiamo coinvolgere quanti più consulenti del lavoro possibile, i Gruppi Agenti, e non per ultimo ANIA. Questa potrebbe far rientrare la parte dedicata all’appalto a pieno titolo nel CCNL ANIA includendo nella parte normativa l’allegato 6, attualmente allegato in forma di lettera, rendendo più stringente la “responsabilità” delle Direzioni sugli agenti.

Il passo in avanti fatto con l’ultimo rinnovo del CCNL ANIA non è sufficiente e non ha prodotto alcun effetto pratico. È ineludibile aprire un tavolo di trattativa in ANIA e/o nelle singole imprese, affinché le Direzioni dichiarino ed esigano dai propri agenti che l’unico contratto valido applicato ai dipendenti di agenzia sia quello siglato con le OO.SS. più rappresentative del settore. Inoltre, va rafforzata l’interlocuzione tra le Segreterie dei Coordinamenti Aziendali ed i Gruppi Agenti costituiti nelle Imprese e nei Gruppi. Va data infine indicazione alle nostre strutture aziendali di inserire nei CIA normative che includano tutele per i colleghi dipendenti di agenzia. È il momento di costruire per loro la possibilità di aderire ai fondi pensione negoziali presenti nei grandi gruppi assicurativi, con sezioni specifiche e senza oneri aggiuntivi per le compagnie, tranne quelli di gestione già oggi a loro carico. Allo stesso modo vanno sfruttate le risorse economiche e le potenzialità dell’Ente Bilaterale, rafforzando il suo ruolo in categoria.

In questo progetto è logico pensare che sarà la Fisac a elaborare e proporre alle altre OO.SS. un percorso negoziale che nei prossimi anni possa coinvolgere e convogliare tutti i soggetti datoriali (degli agenti, dei broker etc.) verso un accordo quadro, nel quale stabilire e condividere alcune regole di sistema a beneficio di tutte le Lavoratrici e Lavoratori che operano nel settore dell’intermediazione assicurativa. Questo aiuterebbe e rafforzerebbe la ricomposizione della categoria, oggi frammentata e sempre più debole.

Da un punto di vista formativo e di comunicazione al nostro interno dovremmo perseguire l’obiettivo di ridare valore alla mailing list così come era strutturata fino a qualche tempo fa. Questo strumento ha supportato l’attività di chi si è occupato di appalto negli anni ed ora è stata sostituita da uno strumento non altrettanto utile per la condivisione della conoscenza. Dovremmo far sì che la figura dell’attuale referente ritorni ad acquisire la perduta importanza e si ripristini il concetto di coordinatore; dovremmo infine far uscire volantini con cadenza mensile elaborati dalla Segreteria Nazionale e dal Coordinamento Nazionale.

Tutto questo implica riportare al centro del nostro programma un settore svantaggiato, e non può prescindere dall’investimento (in denaro e in agibilità) che questo progetto ci richiede.

Ci aspetta tanto lavoro, servirà la competenza e l’impegno di tutti noi !