A proposito di…

Agenzia Entrate Riscossione e Credito Cooperativo

di Fabio Alfieri

Di Agenzia Entrate Riscossione …

Nel corso degli ultimi 40 anni il settore della riscossione ha avuto un lento ma radicale processo di trasformazione.

La presenza sul territorio si è ridotta notevolmente e, da un minimo di uno sportello per comune, siamo passati ad uno sportello per provincia; il numero degli addetti è stato quasi dimezzato (da 14.500 a 8.500 distribuiti sull’intero territorio).

La trasformazione ha visto il passaggio dalle Esattorie comunali alle Consorziali, dalle decine di Società per azioni di carattere privatistico a quelle a capitale pubblico fino alla recentissima nascita dell’unico Ente Pubblico Economico. Passo finale che il Legislatore ha fortemente voluto realizzare sotto gli orientamenti auspicati dai rapporti dell’Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo Economico e del Fondo Monetario Internazionale sull’amministrazione fiscale italiana che ne chiedevano la riorganizzazione, semplificazione e modernizzazione, con l’intento di ridurre i costi operativi e migliorare il rapporto con i contribuenti. 

La finalità chiaramente perseguita è quella di realizzare un’omogenea ed efficace organizzazione strutturale su tutto il territorio nazionale portando ad un unico sistema della riscossione -anche se a livello legislativo ci sono voluti forti e importanti provvedimenti, a partire dal 2005 ad oggi- che hanno potenziato e reso più incisivi gli strumenti atti a realizzare la riscossione coattiva. Nel volgere di pochissimi anni i volumi della riscossione sono notevolmente aumentati ma la lunga e impegnativa crisi economica ha contemporaneamente creato l’alibi per l’avvio di una grave e pesante stagione di azioni intimidatorie e criminose nei confronti delle lavoratrici e lavoratori dell’ex Equitalia come se perseguire il recupero fiscale fosse un’azione volontaria e discrezionale dell’Ente stesso.

Compito degli operatori della riscossione è riscuotere con efficacia e tempestività i tributi dovuti per ordine e conto degli Enti Impositori nel rispetto delle leggi nonché realizzare deterrenza a frodi ed evasioni.

Criminalizzare e indebolire tale funzione significa contribuire a rafforzare la già grave e diffusa tendenza ad evadere: occorre invece favorire una cultura che vede nell’azione fiscale non una vessazione ma lo strumento che, attraverso una corretta compartecipazione di ogni cittadino su la base delle proprie capacità contributive, consenta la realizzazione dei servizi sociali necessari alla vita di una civile società moderna.

Ad oggi tutto ciò è svilito dall’approvazione di condoni, dalle adesioni alla Rottamazione delle cartelle e sino alla c.d. “Pace Fiscale”.

Mentre il nuovo Ente Pubblico Economico tenta di recuperare spazi nell’importante mercato della fiscalità locale, il Governo conferma la linea di ridurre gli accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps e, attraverso la c.d. “Pace fiscale” che consente agli aderenti di saldare a stralcio i propri debiti con il fisco con una soglia di ammissione alzata a € 500.000, stimola la disaffezione all’assolvimento del proprio dovere contributivo e segna la resa dello Stato.

Insieme alla CGIL anche la nostra categoria deve farsi protagonista della difesa dei principi costituzionali sui quali si basa la contribuzione fiscale costruendo le occasioni utili a rappresentare quell’idea di solidarietà che regge la nostra Società e che passa anche attraverso l’utilizzo delle risorse pubbliche.

Con il 2018 -anche se dopo un decennio- siamo riusciti a rinnovare il contratto Nazionale: obiettivo importantissimo sia per una rivalutazione economica sia per affermarci come categoria. Siamo riusciti a realizzare la riforma del Fondo integrativo di previdenza esattoriale come forma di accompagnamento alla pensione. Con il 2019 saremo chiamati alla nuova trattativa per il rinnovo contrattuale che scade al 31/12/2018. Un impegno che dovremo assumere con la volontà di scrivere insieme una nuova piattaforma più attinente alle prerogative ed alle professionalità specifiche del nostro settore. 

E di Credito Cooperativo …

La Fisac Cgil deve dare la giusta attenzione al settore del Credito Cooperativo, che si colloca nell’attuale contesto come unica forma di credito di prossimità a sostegno del territorio, e che potrebbe essere il motore dello sviluppo in cui tutti noi abbiamo creduto a partire dal Piano del Lavoro. 

La diffusione delle BCC è capillare, più di 4200 agenzie in più di 2600 comuni, ridotte rispetto all’avvio della riforma imposta dai regolatori europei e nazionali, che ha costretto il settore a fusioni e incorporazioni portando ad una riduzione del 30% il numero di istituti e del quasi 10% il numero dei dipendenti. Questa riduzione spesso è stata fatta con grande sacrificio e senso di responsabilità dalle colleghe e dai colleghi che hanno saputo capire il momento e ai quali, noi della Fisac, vogliamo riconoscere il merito di aver contribuito ad una riforma quantomeno non gradita. Il nuovo modello di banca, funzionale alla ristrutturazione del settore, ha avvicinato i modelli organizzativi di queste strutture a quelli dei grandi istituti, creando un diverso, e quasi sempre peggiore, clima lavorativo e un allontanamento dal territorio e dal rapporto personale banca-cliente. 

Le colleghe e i colleghi hanno iniziato a manifestare disagi profondi per questo nuovo modello organizzativo, disagi che noi abbiamo il dovere di cogliere e supportare.

Lo stesso obbligo di aderire ad uno dei 3 Gruppi Bancari Cooperativi, dato per certo fino alla presentazione del DEF di questi giorni, ha creato non pochi disagi, un allungamento dei tempi della riforma e le inevitabili spaccature nel sistema fra chi si schierava con un polo piuttosto che con un altro, frantumando quello che era un sistema apparentemente coeso. Inoltre, questa operazione è stata fatta sacrificando il rinnovo del Contratto Nazionale -in attesa di rinnovo dal 2013- e il cui rinnovo è stato posto in secondo piano rispetto alla riforma. A questo punto il rischio che si salti una tornata contrattuale è tangibile.

Le modifiche di carattere imprenditoriale ed organizzativo che accompagneranno inevitabilmente il nuovo assetto del Credito Cooperativo, potrebbero impattare gravemente sui livelli occupazionali e sulla qualità del lavoro. Già nel corso dei precedenti anni, come è facile intuire dai dati sopra esposti, sono stati pagati prezzi notevoli in termini di occupazione e qualità del reddito. Le lavoratrici ed i lavoratori del credito cooperativo, come dicevamo, hanno sostenuto in proprio, così come il sistema credito cooperativo, il prezzo delle crisi registrate. Molti sono stati gli interventi di salvataggio di BCC in crisi e numerosi gli accordi sindacali che hanno duramente impattato anche sul reddito dei lavoratori in nome della sostenibilità e della difesa dell’occupazione.

L’impegno sindacale che vede molte compagne e compagni sui territori in questo settore, ha bisogno di un nuovo accordo sulle Agibilità Sindacali, che dia la possibilità anche a noi di presidiare il settore. Infatti l’accordo attuale sulle Agibilità è fortemente penalizzante per chi non è il sindacato più rappresentativo della categoria, al punto da costringere i nostri delegati nelle aziende a fare attività usando permessi personali e tempo libero. Dall’egemonia della FABI, sindacato di maggioranza del settore, dobbiamo smarcarci, ridando valore alle nostre proposte e portandole all’evidenza, conquistando la centralità del tavolo per le proposte che siamo in grado di fare e che ci avvicinano alla base. L’unitarietà sindacale deve sempre essere uno strumento per raggiungere un alto livello di tutela del lavoro, non può mai essere il fine da perseguire a prescindere dalla qualità del risultato. A volte una posizione distinta dagli altri ci porterebbe ad essere più vicino a chi rappresentiamo, a volte non dovremmo farci spaventare di affrontare la parola mobilitazione, anche da soli!

Oggi si impone, per la nostra organizzazione, la necessità di profondere il massimo impegno per il rinnovo -immediato-  del contratto collettivo nazionale. Un rinnovo che dia certezze di reale recupero salariale, di normative cogenti ed efficaci che accompagnino la attuale fase di trasformazione del Credito Cooperativo garantendo la difesa dei livelli occupazionali e dell’area contrattuale, che agevolino i processi formativi e di riqualificazione professionale e siano a presidio della unicità contrattuale dell’intera categoria.