IX Congresso Fisac

Riflessioni e prospettive possibili

di Fabio Alfieri

Si sono spente le luci sul Congresso Nazionale della Fisac.

Innanzitutto, ringrazio le persone che mi hanno supportato e che in questi quattro giorni mi hanno dimostrato affetto e vicinanza. Sono state tante e mi riprometto che le risentirò, una ad una. Voglio, poi, augurare “In bocca al lupo!” a Giuliano Calcagni, per i quattro anni da Segretario Generale che lo attendono; quelli che ci aspettano saranno mesi impegnativi ed è nostra intenzione misurarci sul merito delle proposte che Giuliano avanzerà. Nel suo discorso di insediamento Calcagni ha parlato di inclusività e di pressioni commerciali. Bene, significa che alcune delle tematiche da noi poste sono state prese in considerazione. 

Attendiamo i fatti conseguenti, in termini di azione sindacale.

Ora, alcune considerazioni di carattere politico sull’andamento e sull’esito del Congresso.

La “lista del 3%” che appoggiava la mia candidatura ha ottenuto il 15% dei voti in Comitato Direttivo Nazionale ed il 14% in Assemblea Generale, pari a 18 componenti in CDN e a 34 in AG.  Nelle urne abbiamo quasi triplicato i numeri con cui ci siamo entrati. 

Lontano dalle urne, in Commissione Elettorale, il CDN era entrato col numero di 85 (come da indicazione della Conferenza di Organizzazione CGIL) ed uscito a 120 (+41%), l’AG lievitava da 170 a 240. Un unico voto contrario all’aumento in Commissione Elettorale: il nostro.

Il mio obbiettivo era di andare al ballottaggio con Giuliano Calcagni ma è sfumato per un paio di voti. (E anche per la lievitazione dell’Assemblea Generale) Pazienza, si vede che doveva andare così. Quello che resta, invece, è un risultato straordinario. E non parlo tanto dei componenti nelle due assise di rappresentanza. Mi riferisco alla modalità con cui i compagni e le compagne che hanno agito con me in questo Congresso si sono adoperati e spese.

Le nostre riunioni si sono svolte in un clima di entusiasmo e di leggerezza; la maggior parte di noi si incontrava per la prima volta, eppure si è sviluppata al nostro interno una sintonia immediata. Ciò che ci ha tenuto uniti non è stato tanto un “qualcosa” quanto, piuttosto, un “come”. Solo per dare un’idea: durante le poche, brevi e convulse riunioni in cui la nostra lista si è incontrata durante il Congresso nessuno ha chiesto di conoscere il suo posto in lista, perché la priorità era il messaggio di rinnovamento e di partecipazione a prescindere da chi sarebbe entrato negli organismi. Sono stato accusato di protagonismo e di cercare una collocazione a fine mandato. Dico solo che nei giorni del Congresso sarebbe stato facile, per me ed altri, trovare quel “punto di mediazione” che ci avrebbe consentito di ritirarci in tutta sicurezza (diciamo così). Invece, ho condiviso, coi compagni e le compagne che mi sostengono, la coerenza con quanto annunciato al principio della mia candidatura, pur conoscendone i rischi e le eventuali conseguenze.

E’ andata come sapete e -quindi-  a breve io tornerò in produzione (e probabilmente non sarò il solo). Questa è l’unica risposta che meritano i nostri detrattori e chi ha tentato di infangarci.

Alcuni ci hanno chiesto quale sia stato il senso di quello che abbiamo fatto. Rispondo con una parola: kintsugi; è l’arte giapponese di riparare la ceramica rotta con l’oro, così da far risaltare le giunture anziché nasconderle. Ecco: noi siamo stati un po’ questo; molti di noi (per non dire tutti) erano ai margini della Fisac. Il nostro stare assieme ci ha reso protagonisti, fino a sfiorare l’impresa.

Detto di noi, un paio di parole sui vincenti.

Giuliano Calcagni è stato eletto con 131 voti (10 in più del minimo necessario) su 240.

La Segreteria è stata eletta con 121 voti, l’uno in più della maggioranza politica.

Siamo tutti abbastanza navigati per sapere che cosa significhi… Calcagni, nel suo primo discorso, ha parlato di riconoscimento e tutela del ruolo delle minoranze. Se si riferiva a noi, l’unica tutela che riteniamo doverosa è quella che cessino immediatamente le pressioni sui compagni e le compagne che avevano aderito alla mia candidatura. E che poi agli eletti -dai territori di appartenenza- vengano date tutte le agibilità necessarie a partecipare alle prossime riunioni di CDN e AG.  Non abbiamo motivo di dubitare che sarà così; tuttavia -se dovessimo sbagliarci- la richiesta d’intervento alla CGIL sarebbe conseguente ed immediata.

Ma oggi in Fisac ci sono tre minoranze.

Una è la nostra. Veramente siamo chiamati minoranza, anche se a noi non piace e non ci sentiamo tali. Comunque, siamo 34 membri in AG.

La seconda sono i compagni di “Riconquistiamo tutto”, 7 membri in AG.

Infine c’è la terza minoranza, quella che non ha votato Giuliano Calcagni pur essendo stata eletta nella sua lista: 68 membri in Assemblea Generale, pari al 28%. Non male per una Fisac che ad inizio Congresso Agostino Megale aveva definito unita e dove l’unico elemento stonato sembravamo essere io e chi mi sosteneva.

Penso che i 68 voti mancanti a Giuliano Calcagni siano il segnale di quel disagio -politico ed organizzativo- che in Fisac cova da anni sotto traccia e che Agostino Megale ha pervicacemente negato e rimosso, anziché ascoltare. E questo è il risultato.

Un’ultima considerazione la meritano le parole riconoscenti con cui Giuliano Calcagni ha paragonato Agostino Megale al poeta turco Nazim Hikmet, indicando un parallelo di meriti che dovrebbe condurre anche Megale, come Hikmet, al Nobel per la Pace. Su questo nutro qualche perplessità, perché la produzione letteraria di Agostino è più legata alla prosa che alla metrica. Tuttavia, per non apparire inutilmente polemico e per dare un seguito all’appello di unità posto, dirò che se la CGIL Nazionale avvierà la proposta di candidatura al Nobel io non avrò motivo di oppormi.

La “lista del 3×100” era partita come una scommessa, ora è una realtà. Il cambiamento è in atto.

Siamo aperti verso tutti quelli che condividono le nostre idee ma -soprattutto- che condividono il nostro stesso modo di stare assieme.

Arrivederci a presto.