Il sipario

È molto difficile – se non impossibile – fare anche con una certa approssimazione il punto circa lo stato dell’arte del rinnovo del CCNL dei bancari.

Il confronto tra ABI e le Organizzazioni di categoria è rimasto sospeso per l’intera estate dopo la presentazione della piattaforma sindacale ed è ripreso con l’inizio della stagione autunnale che, come noto, avviene il 21 settembre.

L’aspetto interessante da rilevare riguarda il fatto che gli incontri tra le parti si sono svolti dietro ad un sipario che ha aperto uno spiraglio il 4 novembre scorso con la diffusione dei documenti presentati da ABI il 23 settembre a titolo di contro-piattaforma ed accompagnati dall’analisi dettagliata del 25 ottobre realizzata unitariamente dalle sigle sindacali che respingevano al mittente le proposte.

Fino ad un attimo prima che si scostassero i lembi del sipario, si sentivano arrivare dall’altro lato del tendone voci crescenti di conflitto duro ed imminente.

Le dichiarazioni stampa ed i post pubblicati sui siti mettevano in chiara evidenza l’atteggiamento irresponsabile di ABI, la corda tesa al limite della rottura nel confronto negoziale, l’approccio irricevibile della controparte che non lasciavano molto spazio ad interpretazioni di quello che sarebbe accaduto subito dopo, per altro già preannunciando una manifestazione che avrebbe coinvolto l’intera categoria.

Il giorno 7 novembre il sipario si è aperto un po’ di più (la cautela è d’obbligo) e la scena che si è presentata era tutt’altra rispetto alle voci sentite 24 ore prima: il dietro front di ABI che palesa delle aperture alcune delle quali valutate come positive altre ancora come da rigettare, il tutto ritenuto complessivamente ancora insufficiente, il clima cambiato per cui vale lo sforzo di proseguire l’interlocuzione con ABI per verificare le condizioni di prosecuzione del negoziato.

Addirittura la FISAC getta il cuore oltre l’ostacolo e sul proprio sito manifesta tutta la cautela necessaria per verificare la strada non verso il negoziato ma verso la firma.

Il giorno 7 novembre non è un giorno a caso ma coincide con la convocazione della Commissione Contrattuale FISAC alla quale, come noto agli addetti ai lavori, è demandata la discussione ed gli approfondimenti degli aspetti tecnici dei contenuti di una eventuale trattativa già avviata e, in questo momento, non possiamo definire tale il negoziato con ABI.

I lavori sono stati improntati – dai contenuti della relazione introduttiva a tutti gli interventi che si sono succeduti – sui meriti e le criticità degli argomenti in discussione (rapporto tra CCNL e 2° livello di contrattazione, area contrattuale, rivendicazione economica, inquadramenti, cabina di regia sulla digitalizzazione).

Gli approfondimenti tecnici sono risultati del tutto assenti dalla discussione. Era inevitabile.

In sostanza abbiamo assistito ad un non-Comitato Direttivo Nazionale.

Va tuttavia rilevato che esiste un filo rosso che collega la quasi totalità degli interventi che si sono succeduti in particolare rispetto a due punti:

1.    la condivisione con il gruppo dirigente del materiale scambiato con ABI doveva e dovrà realizzarsi con la massima tempestività

2.    la discussione ed il confronto delle risultanze deve avvenire all’interno del Comitato Direttivo Nazionale.

Tradotto in termini più prosaici: togliere il sipario.

Per spiegare meglio ciò che sta succedendo va detto che:

1.    ABI ha annunciato lo svolgimento di una riunione ristretta con le OOSS per il giorno 13/11; lo si è saputo tramite notizia ANSA perché il fatto non è stato menzionato ai lavori della Commissione;

2.    il Segretario Generale ha confermato che i prossimi incontri con ABI previsti per il 20 e 28/11 saranno seguiti dalla convocazione del Comitato Direttivo Nazionale;

3.    in una informativa successiva datata 14/11 (e quindi postuma all’incontro con ABI del 13/11) la Segreteria segnalava lo slittamento dell’incontro del 20/11 al giorno 26/11 mentre di Direttivi passano da 2 appuntamenti ad 1 solo.

Dal punto di vista del necessario coinvolgimento del quadro dirigente potevamo forse pensare di essere sulla strada giusta, ma con l’ultimo passaggio possiamo asserire che la richiesta presentata dal quadro dirigente non è stata raccolta dal Segretario Generale ed i lembi del sipario si sono riaccostati.

Inoltre risultano stonate le motivazioni dichiarate dallo stesso Segretario circa le convocazioni del Direttivo che avranno luogo “proprio perché richieste dal quadro dirigente” e non “perché il Direttivo sia riconosciuto come luogo istituzionale dedicato all’analisi ed alla definizione delle deleghe da assegnare all’Esecutivo nella trattativa” a partire dai contenuti della piattaforma approvata.

E qui si pone un altro punto critico della fase negoziale.

Dalle conclusioni del Segretario Generale è risultato evidente lo sforzo di chiudere la partita entro l’anno corrente, indicando come punti interessanti:

1.    la componente economica (€ 135) pur non palesando cosa sarà compreso (arretrati, TFR, elemento di ristoro per la categoria, inflazione) e come sarà sviluppata nel tempo

2.    il meccanismo di reintegra

3.    le condizioni contrattuali per i neo assunti.

In estrema sintesi non possiamo che rimarcare come:

1.    la scelta dei punti da trattare rispetto alla piattaforma validata dal 99% delle assemblee dei lavoratori richiede necessariamente un mandato espresso dal Direttivo Nazionale (e ciò non è mai avvenuto)

2.    sono scomparse dalla scena tutte le criticità del settore (trasformazioni con costi a carico dei lavoratori, digitalizzazione, tenuta occupazionale, condizioni di lavoro, orari).

Ad ogni passaggio ci sentiamo dire con molta energia che la FISAC CGIL ha dimostrato capacità ed autorevolezza nel sostenere lotte a favore dei più deboli. Tuttavia si continua pervicacemente a non intendere gli spazi democratici previsti dalla nostra Organizzazione come luoghi che hanno il compito di discutere e comporre la sintesi delle diverse sensibilità ed istanze proprio per continuare a sostenere quelle lotte.

In particolare l’esercizio di quegli spazi diventa essenziale nei passaggi critici come quello che stiamo attraversando.

Spazi che devono essere liberi da sipari visto che – non ci stancheremo mai di ripeterlo – prima o poi dai lavoratori bisognerà ritornarci.

E spiegare loro quali scelte e con quali motivazioni sono state assunte.

Oppure è previsto un sipario anche per loro?