Chi abita lì dabbasso?

Le assemblee dei lavoratori per la presentazione della piattaforma del rinnovo del CCNL ABI hanno consegnato a tutte le Organizzazioni sindacali 2 elementi: il 99,31% dei consensi e la necessità di un aggiornamento puntuale circa lo stato avanzamento lavori della trattativa.

Ad oggi i resoconti sindacali, pubblicati presso gli organi di stampa o presso i siti di sigla o altri siti che si occupano del tema a vario titolo, hanno espresso la posizione di ABI incentrata sulla visione del CCNL come elemento di cornice sempre più svuotato che, per conseguenza, deve invece prevedere spazi sempre più ampi da rendere disponibili nelle trattative aziendali e di gruppo, nel tentativo di disarticolare completamente elementi fondamentali quali orario, inquadramenti, mansioni e salario.

La tesi di ABI, secondo la quale il settore del credito è composto da banche e gruppi molto differenti tra loro e che il CCNL non può che prenderne atto, non è una novità.

L’unica novità apparsa sulla scena coincide con l’auspicio della firma della nuova ipotesi di rinnovo entro la fine del 2019.

Non si può che sostenere questo auspicio, ma ne prenderemo le distanze se il movente coincidesse con la fretta a chiudere un CCNL, da una parte svuotato e dall’altra utile unicamente ai gruppi bancari, intenzionati ad avviare i negoziati dei diversi Piani Industriali già sfornati che, a quel punto, potrebbero svolgersi senza troppi vincoli, con le deroghe divenute ormai una modalità accettata.

In contraltare alla chiara posizione di ABI non risulta invece affatto chiaro quale sia lo stato dell’arte della trattativa viste le comunicazioni delle diverse organizzazioni – FISAC CGIL inclusa – spesso contraddittorie tra loro tanto da creare sconcerto tra lavoratrici e lavoratori.

Di fronte ad una situazione, che sulla base di alcune comunicazioni appare di stallo del confronto mentre per altre di possibile imminente raggiungimento dell’accordo, vanno chiariti alcuni elementi che, in altri tempi, sarebbero stati definiti cogenti nell’assumere le prossime scelte.

Abbiamo assistito all’annuncio del blocco delle trattative nelle Aziende da parte di una sigla, senza concordare l’iniziativa con le altre.

Abbiamo letto sui media le posizioni di un solo Segretario Generale spesso diverse da quanto scritto in piattaforma o in altri documenti unitari senza che sia seguita alcuna smentita da parte di nessuno.

È quindi urgente chiarire i rapporti unitari e darne pubblica informazione.

Concordiamo con chi ritiene che per sostenere la piattaforma sia necessario lavorare su più “ipotesi di reazione”, che vanno dal blocco delle relazioni industriali in tutte le aziende e gruppi (a condizione che la scelta non sia poi agita solo come operazione di facciata ossia mantenendo comunque relazioni non ufficiali con le controparti aziendali) sino alla mobilitazione dell’intero settore. Ci chiediamo se “altre forme di manifestazione” dichiarate recentemente potranno produrre effetti utili e necessari non solo a riprendere il confronto ma a riprenderlo sulla base dei contenuti della piattaforma unitaria.

Inoltre, visto lo stato della fase negoziale, vanno vagliate molto bene le tempistiche di azione ritenendo fondamentale avere chiari non solo gli elementi di rottura con ABI (oggi non noti) ma anche gli obiettivi dell’iniziativa di blocco o mobilitazione.

Riflessioni, queste, da collegare alla prossima partita di rinnovo del CCNL ANIA dei 50.000 lavoratori assicurativi coinvolti considerando che i prodotti assicurativi sono oggetto di vendita in banca e molte banche si sono/stanno trasformando in banche-assicurazioni.

Nel quadro complessivo non va dimenticata la questione Alleanza, gestita in modo improprio ed arbitrario dalla segreteria nazionale e dal responsabile degli assicurativi, condannato dalla commissione di Garanzia ad un biasimo scritto per parziale violazione di regolamenti, statuto e codice etico.

Facendo riferimento proprio a quel rinnovo contrattuale firmato dal nazionale in spregio alla volontà degli aziendali e degli iscritti, l’azienda sta procedendo ad una vera e propria “destrutturazione” ed attaccando frontalmente RSA Fisac.

Ci chiediamo come sia possibile, in una situazione del genere, gestire una trattativa per il rinnovo del contratto ANIA e di Alleanza.

Altro elemento è la valutazione accurata dei temi e delle priorità su cui far ripartire il negoziato: digitalizzazione, condizioni lavorative (in particolare la questione delle pressioni commerciali ad oggi ancora irrisolta), esternalizzazioni, orari, difesa occupazionale per citare le più pesanti. Trattasi di una necessità prioritaria visto che, ad oggi, la discussione aperta internamente è da considerarsi assolutamente insufficiente nel merito e nelle proposte.

Occorre mettere in campo un percorso nuovo che deve porre la massima cura nel coinvolgimento consapevole di tutti i livelli dell’Organizzazione.

E qui subentra un altro elemento fondamentale: la cura, appunto, dei rapporti con le strutture intermedie con particolare riferimento a RSA, delegate/i della FISAC.

Sono state proprio quest’ultime/i che, nel corso del 2018, hanno sostenuto e contribuito ad alcune importante iniziative su temi molto importanti.

Sono proprio quest’ultime/i che sono chiamate/i ogni giorno a rispondere sul futuro del CCNL a lavoratrici e lavoratori che apprendono dal web o dalla carta stampata le notizie fornite da questa o da quella sigla.

Sono proprio quest’ultime che, in caso di mobilitazione, devono essere attrezzate per favorire la maggior partecipazione possibile.

In termini più espliciti si tratta di dare corpo al principio di democrazia interna intesa come coinvolgimento e partecipazione attiva che portano naturalmente con sé la responsabilizzazione dei livelli che vivono quotidianamente a contatto con la produzione.

Occorre assumere definitivamente una scelta che vada nella direzione opposta alla marginalizzazione di queste compagne e compagni al ruolo unico di “cacciatrici/tori di deleghe” (utilizziamo questa definizione perché per operare il “proselitismo” occorre aver costruito necessariamente una linea politica sindacale originale e condivisa) che porta inevitabilmente al confondersi con il profilo di altre sigle e, alla fine, può creare le condizioni per scelte estreme quali l’uscita dalla FISAC CGIL e l’adesione ad altre organizzazioni, tanto più se a quella “marginalizzazione” si aggiunge anche l’impossibilità di sostenere idee e proposte diverse da quelle dettate dal Segretario Generale.

Per tutti questi motivi e mai come ora, tutta la FISAC CGIL i livelli è chiamata ad assumere il giusto e necessario protagonismo con proposte di contenuto coerenti con la linea confederale e mettere in campo percorsi, iniziative e strumenti di coinvolgimento delle strutture interne, delle lavoratrici e dei lavoratori.

Continuiamo a sentire che “la trasformazione del mondo del lavoro e dei lavori vanno condivise e partecipate dal basso”.

Ecco appunto. Dal basso.