Tutte le domande sul futuro (presente)

THINK FUTURE

Sempre più sta prendendo forma l’interrogativo circa quante e quali trasformazioni subirà la nostra società dopo il Coronavirus mentre alcuni aspetti del cambiamento si sono già chiaramente manifestati: dalla riduzione verticale dell’occupazione alla scarsità – se non addirittura l’assenza – di necessari strumenti sociali a protezione e tutela delle fasce più deboli della popolazione anche alla luce di forti segnali di disagio sociale già registrati; dai pesanti e continui tagli applicati alla Sanità Pubblica alle pratiche delle democrazie parlamentari che danno chiari segni di debolezza e, per finire questa breve ma incompleta carrellata, guardando a coloro che, già detentori della parte consistente della ricchezza assoluta, proseguono indisturbati nell’accumulo attraverso i meccanismi – invariati – delle speculazioni finanziarie.

Dire che “alla fine tutto sarà diverso da prima” non può essere ritenuto sufficiente e né può assolvere chi ha l’obbligo di porsi il quesito.

Non esisterà – come non è mai esistito – “il prima ed il dopo” ma una lunga e continua fase di transito del processo di cambiamento, per altro già iniziata, che obbliga da subito ad indicare altrettanti nuovi elementi che guidino la necessaria e profonda innovazione dell’attuale sistema sociale.

È sempre più evidente che il benessere collettivo andrà anteposto alle scelte economiche: salute, ambiente, clima, sostenibilità ambientale e sociale devono essere al primo posto tra le scelte politiche da compiere.

La stessa tenuta del progetto di unità degli Stati della Comunità Europea rischia di essere minata dall’idea, per altro già agita in passato, che vede racchiudere questi temi all’interno di scelte politiche rigoriste.

Altro tema riguarda le modalità di costruzione di questo nuovo percorso: è possibile affrontare la crisi economica ed il cambiamento necessario senza una democrazia rafforzata dalla partecipazione dei cittadini? Ossia senza la consapevolezza che saranno proprio i cittadini ad essere chiamati a realizzare la parte determinante di quelle scelte e che, quindi, il cambiamento non potrà mai dirsi esaurito semplicemente attraverso l’emanazione di un decreto o di un regolamento o addirittura attraverso una dichiarazione-spot?

È quindi da considerarsi preoccupante l’avere assistito ad una sorta di sospensione del Parlamento proprio mentre più era necessaria una guida ferma e condivisa del Paese.

Trattasi di temi che parlano anche ai soggetti di rappresentanza del mondo del lavoro – il sindacato generale e di categoria – a partire dal rapporto tra Sanità Pubblica ed il welfare sanitario contrattato a livello aziendale/di gruppo: sarà sufficiente dichiarare che trattasi di strumenti negoziali integrativi oppure si renderà necessario un intervento per rivedere alla base un meccanismo che continua a spostare risorse dal pubblico al privato?

Siamo di fronte ad uno schema di riflessione che porta ad interrogarsi sulle scelte assunte in questa fase anche dalla FISAC CGIL:

  • seppur sotto la contingenza data dalla situazione critica, sono state assunte decisioni importanti senza minimamente pensare all’adozione di strumenti tecnologici – per altro disponibili grazie a tecnologia a basso costo – che consentissero la possibilità di consultare e coinvolgere gli organismi dirigenti e, per questa via, salvaguardare la democrazia dell’organizzazione in una fase così difficile
  • la scelta di pubblicare dichiarazioni ultimative alle banche accompagnate da minacce di mobilitazione e scioperi di settore in difesa della salute dei lavoratori e dei clienti, hanno creato aspettative presso gli stessi lavoratori che, ogni giorno in prima linea, si sono spesso trovati (e la condizione non si è esaurita) a gestire l’erogazione del servizio anche in assenza degli strumenti di protezione minimi previsti dalle normative; sono state scelte della FISAC che, alla fine, non hanno prodotto alcun risultato reale da punto di vista dei lavoratori
  • le decisioni assunte dalla Segreteria Generale, in totale solitudine rispetto al gruppo dirigente, circa la sospensione delle assemblee per il rinnovo del CCNL ABI e la firma del Protocollo 16/3/2020 inerente le “Misure di prevenzione, contrasto e contenimento della diffusione del virus Covid-19 nel settore bancario”.

La fase critica ha fatto emergere in maniera netta come alcuni problemi legati alle garanzie democratiche fossero già in atto prima del virus: tra queste, tutto il percorso di rinnovo del CCNL caratterizzato dall’assenza di un mandato esplicito, dallo scarso coinvolgimento del gruppo dirigente oltre ad un ulteriore impoverimento del ruolo delle RSA.

In questo passaggio specifico, la scelta del rapporto fiduciario, in sostituzione del confronto paritetico tra dirigenti, è stata accolta con preoccupante accettazione acritica da parte di alcuni componenti del Comitato Direttivo Nazionale che hanno manifestato giudizi positivi pur – su ammissione pubblica di qualcuno – non avendo approfondito o addirittura letto il testo.

S’inizia oggi a fare i conti con un rinnovo contrattuale basato sullo sbandierato grande aumento salariale, tra l’altro dimostratosi molto ridotto, ma privo di nuovi diritti per i lavoratori rispetto alla digitalizzazione e di strumenti di rivitalizzazione del ruolo delle RSA.

Appare evidente che l’approccio emergenziale avuto in categoria in occasione del COVID-19, insieme alle richieste velleitarie (banche chiuse due settimane) sino all’ennesima insufficienza del Protocollo, sono il risultato di quel degrado di pratica democratica e – di conseguenza – di contenuto contrattuale già in essere:

  • non sono stati definiti reali strumenti a difesa dei lavoratori che ancora oggi sono ad altissimo rischio di contagio registrando, inoltre, che se qualcuno risulta positivo non è garantita la sanificazione delle agenzie
  • non hanno trovato soluzione i problemi delle piccole realtà dove si fatica ad imporre lo smart working ed ai lavoratori vengono fatte utilizzare ferie o permessi non retribuiti riconoscendo quindi la possibilità, a discrezione delle banche, di utilizzare strumenti onerosi a carico dei lavoratori, rivelando così una netta contraddizione con le condizioni economiche positive del sistema bancario
  • non ha richiamato alcun obbligo in capo al datore di lavoro in relazione all’inserimento del rischio specifico COVID-19 nel Documento di Valutazione dei Rischi, in linea con le norme contenute nel Decreto Legislativo sulla sicurezza n. 81/2008 e con importanti pareri giuridici recentemente espressi.

Si assiste alla chiusura di sportelli e nei rimanenti, anche se in turnazione lavorativa, spesso non vengono garantite le distanze minime tra i dipendenti.

Registrando come la situazione non sia diversa nel settore assicurativo, se qualche RSA ha provato ad organizzare qualche forma di difesa dei lavoratori e della clientela in coordinamento con le strutture locali delle Camere del Lavoro, è stato consigliato di attendere le disposizioni provenienti dai livelli più alti della categoria.

Esistono inoltre una serie di quesiti circa situazioni in essere che, se affrontati, potrebbero costituire elementi favorevoli per il futuro prossimo:

  • qual è la consapevolezza dei lavoratori circa l’utilizzo dello smart working?
  • nelle lettere d’incarico (non sempre formulate) sono presenti i riferimenti alle norme appena condivise nel CCNL?
  • come sono stati affrontati i temi del controllo sull’attività lavorativa esercitabile dalle aziende?
  • visto l’aumento esponenziale dei casi e, a volte, anche l’utilizzo di computer o cellulari o linee internet di proprietà del dipendente, come è stato affrontato il tema del rischio informatico?
  • è stato programmato un percorso di confronto con ABI per:
    • verificare – per tramite dell’analisi dei flussi di operatività provenienti da tutti i canali (agenzie, ATM, casse e/o dispositivi intelligenti, home banking) – quale tipologia di servizio può essere definito realmente “essenziale”?
    • ossia applicando sul campo la c.d. “analisi dei big data” anche per comprendere con modalità più oggettiva quanti lavoratori sono realmente necessari nelle filiali, nelle direzioni e nei centri servizi? E con quale livello di preparazione necessaria?
    • verificare la costruzione di azioni formative in modalità smart “da casa” con incremento di durata ed arricchimento delle tematiche collegate alle nuove professionalità ed ai nuovi profili coerenti con la trasformazione della filiera distributiva?

Come in tutte le fasi della storia, verrà il tempo dell’autocritica e si dovrà spiegare perché, pur avendone le condizioni, si è sempre evitato di aprire un dibattito finalizzato anche a definire la non essenzialità del settore ai fini della legge sulla regolamentazione del diritto di sciopero oppure per quali motivi non sia stato rivisto l’accordo sulle agibilità sindacali, rispondendo alla nuova configurazione del lavoro del settore, finendo per indebolire sempre più il ruolo delle RSA.

Serve una chiara consapevolezza che l’utilizzo di strumenti vecchi per affrontare problemi nuovi ha un limite fisiologico le cui dimensioni sono direttamente proporzionali alla velocità di espansione del problema.

Va inoltre evidenziato come le prime disposizioni operative in tema di prevenzione da Coranavirus, non sono derivate da accordi specifici, ma da circolari aziendali che, pur contenendo elementi di riconosciuta validità, rischiano di realizzare un cambiamento di metodo.

La stessa valutazione va riportata alla chiusura operata unilateralmente di alcuni sportelli ed inoltre:

  • passato il virus verranno riaperti? E con quali garanzie rispetto allo status precedente?
  • i lavoratori potranno essere oggetto di cambi di mansione e/o logistici perché la banca ha verificato unilateralmente il vantaggio dell’operazione?

Ed infine, cosa ne sarà dell’occupazione ai tempi della nuova grande crisi annunciata?

Tra ristrutturazioni finalizzate a maggiori profitti, crisi aziendali ancora oggi non risolte, digitalizzazione ed innovazione tecnologica, come riusciremo ad arginare il crollo occupazionale?

Di tutto questo e molto altro dovremo iniziare a discutere QUI ed ORA senza attendere la conclusione della pandemia, in maniera aperta e senza steccati, se vogliamo realizzare quel cambiamento che il virus ha reso necessario e sta accelerando.

Ricette che contengano solo cabine di regia il cui accesso è riservato a pochi e autorizzato da pochissimi non sono utili e neppure auspicabili.