Riflessioni sulla piattaforma contrattuale e accordo sulle libertà sindacali

Il 21 ed il 22 Marzo sono stati convocati AGN e CDN della FISAC per la discussione della piattaforma ABI e, successivamente, il CDN è stato chiamato al voto sulla piattaforma di rinnovo del CCNL ABI e sull’accordo sulle libertà sindacali.

In estrema sintesi, AGOR@ si è astenuta sulla piattaforma e votato contro al testo di rinnovo dell’accordo sulle libertà sindacali.

In allegato si possono leggere le nostre dichiarazioni di voto.

E’ qui necessario meglio precisare la posizione assunta con i nostri interventi, a partire dall’accordo sulle libertà sindacali.

Abbiamo sempre ritenuto questo accordo un elemento cruciale per la vita della FISAC tanto da richiederne, in ogni occasione, massima attenzione nell’affrontarlo, favorendo l’ascolto delle richieste provenienti dai territori. Invece si è scelto di procedere addirittura senza un mandato del CDN che costituisce il nostro organismo dirigente.

Le riflessioni e i mandati della Conferenza di Organizzazione del 2015 della CGIL avevano indicato con fermezza il decentramento organizzativo come scelta di ritorno della Confederazione e delle categorie tra i lavoratori, “asciugando” gli organismi centrali e potenziando le strutture più vicine ai lavoratori stessi.

Già in sede Congressuale, a proposito della composizione degli organismi dirigenti, abbiamo assistito all’aumento spropositato del numero dei componenti del CDN e dell’AGN, mentre un rapido sguardo alla composizione dell’accresciuto organigramma della struttura nazionale (segreteria, dipartimenti, ulteriori deleghe) dimostra come le scelte siano tutte indirizzate all’accentramento organizzativo e politico.

Scelte che produrranno inoltre il drenaggio di risorse economiche e cedolari che dovevano essere indirizzate verso i livelli di base (RSA e dirigenti locali).

Il cambiamento che sta attraversando tutte le Aziende creditizie rende sempre più necessario modificare i numeri previsti per costituire le RSA, le quali, per effetto della riduzione degli sportelli e degli addetti, sono sempre meno, venendo così a mancare la connessione tra lavoratori e delegazioni trattanti a livello di azienda/gruppo.

La risposta dell’accordo sulle libertà sindacali è invece quella di prevedere il potenziamento delle delegazioni trattanti aziendali.

Inoltre in alcune Aziende assistiamo ad un ulteriore accentramento del dibattito sindacale attraverso la nomina di coordinatori di area da parte delle segreterie nazionali, il superamento degli incontri semestrali ed la creazione di una commissione di conciliazione paritetica nazionale: una serie di interventi che portano alla rinuncia dell’ascolto quotidiano dei lavoratori a favore di pratiche autoreferenziali.

Le vertenze sul benessere lavorativo attualmente in corso nei territori ed ampiamente richieste dai lavoratori, risultano bloccate proprio da questo tipo di trasformazione delle strutture sindacali!

Continuiamo a pensare che siano necessari interventi per aumentare il numero delle RSA ma anche di ri-dotarle di poteri che oggi non hanno più, a partire dalla gestione delle semestrali e fino ad un vero ruolo di concorso, mandato e verifica degli accordi aziendali in rapporto con le strutture centrali dell’azienda/gruppo.

Le Segreterie dei coordinamenti dovrebbero svolgere compiti esecutivi e non svolgere (di fatto) contemporaneamente compiti direttivi ed esecutivi.

Di fronte al fenomeno della perdita degli iscritti, la riduzione delle RSA e la riduzione dei loro ruoli fondamentali possono essere considerate le risposte corrette per motivare chi può convincere i lavoratori delle ragioni della FISAC?

Appare evidente come questa strada favorisca il sindacalismo autonomo, quello che offre servizi ed “altro” e rinuncia alle scelte sindacali generali: ne è testimonianza il calo degli iscritti nella nostra sigla, a fronte della crescita nel sindacato autonomo, che può così rinsaldare il ruolo egemone conquistato.

Errate scelte strategiche che hanno portato la FISAC ad assumere un ruolo marginale e penalizzante anche nell’impegno più importante della categoria: il rinnovo del CCNL ABI.

Abbiamo realizzato una piattaforma senza affrontare una vera discussione nel gruppo dirigente, senza un’indicazione delle nostre priorità, portando il testo a conoscenza degli organi di stampa prima che alle nostre strutture, una piattaforma di fatto immodificabile perché già punto di equilibrio tra i Segretari Generali delle diverse sigle.

Abbiamo scelto l’astensione perché convinti, nonostante l’inizio negativo, che ci possa essere ancora la possibilità di raggiungere un buon contratto a condizione di ascoltare le proposte delle strutture di base ed intermedie e la volontà di “farle vivere” nel dialogo con le altre sigle e nel confronto con ABI avendo la capacità di scartare gli argomenti negativi e portare a norma applicabile quelli qualificati come essenziali.

Gli studi e gli approfondimenti già realizzati dalla FISAC richiamano alla necessità di un rinnovo non rituale, ma di un contratto che deve rispondere al cambiamento del settore avvenuto in questi anni ed a cui non abbiamo dato risposta normativa nei precedenti due rinnovi ed, insieme, anticipare il futuro che potrebbe riservarci problemi occupazionali e di ulteriore cambiamento del settore.

L’interrogativo sul perché i lavoratori oggi stanno così male in banca ci deve far ripartire per dare risposte alle loro istanze, a risolvere il malessere diffuso partendo dall’applicazione del questionario erogato ai bancari di Pisa e validato a livello europeo.

E’ riduttivo se non insufficiente individuare la soluzione di questi problemi attraverso la richiesta in piattaforma di 200€.

Intorno al benessere lavorativo ruotano le questioni che noi riteniamo essenziali per un buon contratto: certezza del posto di lavoro e superamento delle esternalizzazioni, contrattazione di anticipo della digitalizzazione che si traduce nell’inserire nel CCNL norme da utilizzare sulla base dell’evoluzione della stessa.

E saremmo contrari alla Cabina di Regia prevista per le ricadute della digitalizzazione – che potrebbe apparire come una buona innovazione – se poi si riducesse ad un mero osservatorio atto a registrare quanto contrattato a livello aziendale/ di gruppo realizzando per questa via la deregolamentazione del CCNL.

Uno scenario assolutamente possibile e già vissuto con i mancati lavori del “cantiere sugli inquadramenti” che hanno lasciato spazio alle aziende maggiori per realizzare scelte talvolta discutibili: altro tema che va sanato con norme nuove ed aggiornate all’interno del CCNL.

E non può essere tralasciata l’assoluta necessità dei tempi della contrattazione nazionale durante l’evoluzione della digitalizzazione perché i tre/quattro anni della scadenza del CCNL sono tempi troppo lunghi rispetto alla trasformazione in atto.

Sul tema dell’orario di lavoro, l’ipotesi di riduzione non può essere generica e di pura testimonianza, ma va sostenuta come primo punto di contrasto al pericolo della riduzione occupazionale e va preceduta dalla riconquistata certezza dell’orario di lavoro effettivo e non fingere sull’inesistenza di una modalità consolidata di prestazione in orario straordinario non retribuito e (spesso) quasi obbligatorio ormai largamente diffusa. Per non parlare dell’esistenza di norme aziendali che regolano il lavoro straordinario senza retribuzione.

Va reinserito il tema del lavoro autonomo, assente in piattaforma, nei termini previsti dalla carta dei diritti della Cgil, eliminando dalla discussione l’eredità del “contratto ibrido” contrattato in Intesa.

Sul tema delle pressioni commerciali l’intenzione di trasporto dell’accordo nazionale nel testo del CCNL si presenta come scelta perdente perché il testo nazionale non ha portato alcun beneficio e perché la sola trasposizione non risolverebbe il problema.

Per quanto riguarda la vendita dei prodotti commerciali, AGOR@ ha già espresso un proprio punto di vista (si veda lo specifico documento nel blog), ma non possiamo dimenticare che questo è da troppo tempo uno dei maggiori fattori di stress. Occorre inoltre un ruolo consultivo degli RLS nelle trattative aziendali.

Tutto il perimetro della contrattazione di genere deve ripartire dalle analisi e dalle piattaforme prodotte dal Coordinamento Donne per declinare concretamente nel CCNL le norme a sostegno della parità.

In sintesi riteniamo che il rinnovo del CCNL ABI si debba muovere intorno al benessere lavorativo, riconciliando il rapporto tra rappresentati e rappresentanti, scrivendo norme certe ed esigibili, capaci di garantire il posto di lavoro, la certezza dell’orario di lavoro, la giusta e trasparente crescita professionale, le modalità di vendita rispettose delle norme legali e di chiare disposizioni aziendali che non possono venire meno a causa delle continue ristrutturazioni, impedire deroghe al CCNL, rappresentare concretamente la capacità di utilizzare l’innovazione tecnologica a vantaggio dei lavoratori.

Tutto questo sarà possibile se le compagne ed i compagni che guidano la nostra Organizzazione sapranno e vorranno rapportarsi con tutti i livelli dell’Organizzazione stessa, privilegiando le professionalità largamente presenti e, ad oggi, soffocate in una logica di adesione acritica alla “volontà del capo”.

Si dismetta questo impianto e si creino le condizioni perché il dibattito sia libero, incanalato verso la sintesi delle diverse posizioni, permettendo alla FISAC CGIL di ritrovare quella egemonia che un tempo ci veniva riconosciuta dalle altre sigle e dalle controparti.

AGOR@ resta a disposizione e continuerà a produrre proprie proposte di merito a disposizione dell’intera Organizzazione.