Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Chi era costui?

Cara lavoratrice e caro lavoratore,

nei giorni scorsi avrai certamente appreso dagli organi di stampa e dai media come UNICREDIT, nel Piano Industriale 2020-2023, si ponga l’obiettivo del raggiungimento di 8 miliardi di dividendi da distribuire ai soci. Di questi, 1,1 miliardi (su 1,4 complessivi) provengono dalla riduzione del personale pari a 8.000 unità (5.500 in Italia) e dalla chiusura di 500 sportelli (450 in Italia).

Si tratta evidentemente di un Piano Industriale che si basa su un paradigma molto semplice: utilizzare anche i tagli del personale per costruire il valore aggiunto oppure, con uno slogan più scenografico, 8.000 esuberi per 8 miliardi.

Se allarghiamo l’inquadratura sul settore dove operi anche tu, la situazione è ancora più preoccupante perché nel biennio 2019-2020 si prevede l’uscita di 21.300 colleghi che si aggiungono ai 16.500 già usciti rispetto allo stesso periodo.

Tra i pilastri, che reggono queste scelte pesantissime per i colleghi, troviamo – senza sorpresa – l’avvento della banca digitale ossia un modello di banca dove il numero degli sportelli necessari è molto inferiore a quelli presenti perché il cliente può operare da qualsiasi luogo con un dispositivo portatile. E necessita di meno personale perché algoritmi e procedure standardizzate aiutano il cliente a gestire in autonomia le proprie necessità.

Le intenzioni industriali espresse da Unicredit sono l’ultimo di una serie di scelte adottate dalle banche nel corso del tempo ma che hanno avuto minore evidenza mediatica: dalle molteplici operazioni di appalto di attività definite come non redditizie (in primis l’attività informatica) sino alle ultime cessioni di personale e di attività classicamente bancarie (cassa centrale, assegni, bonifici, corporate banking interbancario, tributi e previdenza, servizi di pagamento, gestione carte, gestione ipoteche, gestione dei crediti deteriorati) a società terze esterne al perimetro bancario.

Con la forte riduzione del personale, te ne sarai certamente accorto anche tu di come siano cambiate le condizioni di lavoro: forti pressioni commerciali, forte incremento delle attività richieste a causa del sotto dimensionamento del personale addetto e quindi aumento significativo degli straordinari, maggiore mobilità sul territorio a seguito della chiusura degli sportelli.

La domanda allora è: a che serve il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e, se lo prevede, come può intervenire in soccorso in queste occasioni e, soprattutto, in questa fase?

Per tentare di costruire la risposta, proviamo a ragionare per assurdo cioè ponendo che il CCNL non esista affatto e, quindi, immaginando cosa dovrebbe prevedere.Proprio perché l’intero sistema bancario e finanziario si sta trasformando con operazioni eclatanti e con operazioni minori, il nuovo Contratto Collettivo Nazionale dovrebbe essere fondato sul binomio-chiave trasformazione-digitalizzazione che preceda i pilastri salario-occupazione e diritti-tutele già noti della piattaforma.

Anzi, più che una chiave, un passepartout che potrebbe aprire molte porte verso:

1.    l’aggiornamento delle attività a cui applicare il CCNL ABI con i nuovi lavori introdotti dalla digitalizzazione

2.    gli elementi molto più stringenti per le banche nella possibilità di appaltare ed esternalizzare attività e personale

3.    i vincoli in capo alla banca per il rientro del personale nel momento in cui si interrompesse la fruizione dei servizi dalla società appaltata e/o venisse meno il legame tra la banca e la società che ha ricevuto la componente esternalizzata

4.    un capitolo a parte completamente nuovo per tutti quei lavoratori che appartengono ad imprese che già svolgono attività bancaria e/o finanziaria ma non applicano il contratto ABI per aprire nuovi canali di confronto con questi soggetti

5.    le descrizioni aggiornate delle mansioni e dei profilli professionali (Aree Professionali e Quadri) anche considerando le nuove professionalità introdotte con la digitalizzazione

6.    le norme universalmente valide per le nuove modalità di lavoro smart ivi comprese le tutele legali a favore dei colleghi se oggetto di crimini informatici

7.    l’incremento delle ore di formazione in aula per la conversione del personale a favore di un nuovo modello distributivo

8.    un nuovo tavolo negoziale nazionale permanente composto da Organizzazioni Sindacali ed ABI che tratti tutte le nuove questioni introdotte dalla digitalizzazione PRIMA che queste trovino applicazione nelle banche e/o nei gruppi

9.    i necessari interventi sul Fondo di sostegno al reddito per far fronte ad eventuali situazioni di ristrutturazione del personale anche immaginando:

–        l’istituzione di una nuova formula di ricollocazione degli esuberi nelle banche/gruppi presenti nei territori/zone interessati/e secondo un principio solidaristico interno al “sistema banche-lavoratori”

–        previsioni di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario anche per periodi temporanei

10. nuovi termini di vincolo nell’applicazione della mobilità territoriale a tutela e protezione delle situazioni di difficoltà personali/familiari delle colleghe e dei colleghi (presenza in famiglia di bambini e/o cura familiari anziani e/o con disabilità)

11. nuovi meccanismi contrattuali di adeguamento del numero di personale impiegato in una determinata area operativa (rapporto numero operatori/clienti e/o numero operatori/masse amministrate) e/o progetto commerciale (numero addetti/obiettivi commerciali e/o attività previste) per prevenire situazioni di stress da sotto dimensionamento e/o pressioni commerciali.

In estrema sintesi un Contratto Collettivo che, considerando le trasformazioni in divenire e che presentano caratteristiche non lineari, mantenga concretamente la centralità delle persone, del lavoro e della professionalità.

Quello che ad oggi si registra, all’uscita dei momenti di confronto con ABI, risulta essere molto lontano da uno schema ormai imprescindibile e necessario che per contenuti – ma soprattutto per visione – dovrebbe invece portarci a costruire tutti gli strumenti utili e necessari a governare il cambiamento.Non dobbiamo mai dimenticare che il futuro ci deve interessare molto perché è lì che passeremo il resto della nostra vita.